Alla terza prova come scrittrice, Elisabetta Dotto, imprenditrice con lunga esperienza nel settore dell’hotellerie di lusso e fervente passione fin da ragazza per il mondo della moda, racconta in Parola di Locandiera. Moda e Hotellerie di Lusso una storia di eleganza e buon gusto, passione e grande impegno per una professione affascinante, sempre a contatto con le persone e con i
cambiamenti della società degli ultimi quarant’anni. Ogni capitolo di questo libro – che segue la raccolta di racconti Ciao, Ciao Cortina del 2018 e La bellezza ci salverà del 2020 – affascina e appassiona perché racconta non solo una storia personale e di famiglia, ma la visione di un’Italia capace dagli anni Sessanta di ripartire con slancio e costruire un sogno destinato a durare ancora oggi.
Durante i vari decenni, ai cambi di scenario della società nel suo complesso, corrispondono le evoluzioni e le promozioni nel lavoro, nella gestione di un mestiere duro, seppure di grandi soddisfazioni. Ed è proprio da qui che provengono le risorse e le energie per andare avanti nei momenti più complicati: guardando al passato, al modello di papà Giancarlo Dotto, e al futuro, che vede protagoniste insieme Elisabetta e la figlia Maria Vittoria. Il dress code della Locandiera non prevede un dietro le quinte, è sempre studiato e perfetto, perché lei, come la protagonista della commedia di Carlo Goldoni, è sempre in scena. Osservandola, tra le pagine di questo libro in cui è inclusa anche una preziosa galleria fotografica, si conoscono e riconoscono le evoluzioni dello stile degli ultimi decenni.
Elisabetta Dotto locandiera di terza generazione nata a Treviso, alla guida di Ambra Cortina Luxury & Fashion Boutique Hotel e Excess Venice Boutique Hotel & Private SPA, è stata capace di imporre un modo nuovo e coinvolgente di fare hotellerie, in particolare nel settore del lusso, che vede la moda come protagonista. Parola di Locandiera. Moda e Hotellerie di Lusso è il suo terzo libro.
Vacanze italiane alla Collezione Salce vuole essere un viaggio attraverso le più attraenti località turistiche che il nostro meraviglioso Paese può offrire. Mete affascinanti, ricche di arte e di storia, di mari cristallini e trasparenti, di spiagge assolate e affollate, di luoghi dove trascorrere vacanze indimenticabili. L’agenda / diario si propone così come un coloratissimo catalogo di luoghi desiderabili, da sognare, da immaginare e da vivere nel corso di tutto un anno.
Dalla ricchissima collezione Salce si sono scelti manifesti che costruiscono un percorso ideale, quasi un album di immagini, che racconta la bellezza dell’Italia dai primi decenni fino agli anni Sessanta del ’900.
Castelfranco Veneto. Affreschi di facciata nella città di Giorgione è un libro che mancava: per la prima volta, infatti, un intero volume è completamente dedicato alle pitture esterne del centro storico della città. Sono trattate in maniera approfondita, in più di 80 schede, con relative fotografie, oltre 100 opere realizzate singolarmente o in elaborati cicli in affresco, da maestranze locali e “foreste”. Opere tutt’ora esistenti, scomparse o che ancora forse si conservano celate da intonaci successivi, ognuna rivisitata, “ricostruita” o rintracciata sulla base di fonti antiche e meno antiche, a partire dagli insostituibili scritti dell’erudito settecentesco della città, Nadal Melchiori.
Come una guida all’interno di «un museo in forma di città», si percorre la Castelfranco medievale, rinascimentale, barocca, del secolo dei lumi e del “romanticismo” ottocentesco, fino a giungere alle “esuberanze floreali” liberty e al “sintetismo” déco. Nella città di Giorgione, a partire dal Cinquecento, si snoda un ininterrotto filo rosso, che epoca dopo epoca, ci riconduce in continuazione alla figura del grande maestro, in merito alla quale questo libro, con parole e disegni quasi ignorati, tenta di portare anche alcune interessanti novità.
Notte a Nordest. Le fabbriche in scena è un’indagine visiva sulla scena delle fabbriche nel ricco Nordest italiano, che nella seconda metà del Novecento ha vinto la sfida della povertà ma non ha superato il disagio dell’abbondanza.
Ora, nell’età della terziarizzazione avanzata, i capannoni continuano ad essere segnati da una stigmate profonda, quella di aver causato la perdita del paesaggio preindustriale, di aver consumato suolo naturale, di aver prodotto un ambiente senza qualità.
Eppure, se il paesaggio è il palcoscenico della vita sociale, la forza evocativa delle fabbriche si rivela in tutta la sua potenza di notte, quando tutti se ne sono andati, ma il palco per qualche istante resta ancora illuminato. Visti di notte i luoghi della produzione, dei servizi e del commercio metropolitano sono posti fantastici, acquistano nuova energia che conferisce vigore alle lavorazioni, talvolta straordinarie, che vi avvengono all’interno.
“Il Conte e il Cardinale, la Collezione Silvestri” è il titolo del catalogo della mostra omonima, a cura di Alessia Vedova, da un’idea di Sergio Campagnolo, promossa dalla Fondazione Cassa di Risparmio di Padova e Rovigo in collaborazione con Comune di Rovigo, Accademia dei Concordi e Seminario Vescovile.
Nel 1858 il conte Girolamo e il fratello cardinale Pietro de Silvestri decisero di donare all’Accademia dei Concordi di Rovigo il più importante e privato dei loro tesori: le opere della ricca Quadreria di Casa Silvestri, i reperti archeologici della loro celebre Collezione e due capolavori della “Silvestriana”, la biblioteca di famiglia ricca di oltre 40 mila libri a stampa e manoscritti. Testimonianze dei multiformi interessi culturali e di ricerca della famiglia, che spaziano dalla teologia, alla storia, alla fisica, matematica, idraulica, idrografia, agraria, astronomia, teatro, letteratura. Ne costituirà uno dei tanti “racconti” proposti da una esposizione che partendo dalla presentazione dei maggiori capolavori della collezione d’arte dei de Silvestri, si allargherà a raccontare le vicende e gli atti di assoluta generosità di questa illustre, antica famiglia rodigina.
ROVIGO, Palazzo Roncale dal 30 novembre 2023 al 10 marzo 2024.
Nel 1956 Enrico De Lotto, medico cadorino, appassionato conoscitore in vari ambiti di storia locale e, non ultimo, collezionista di occhiali, pubblica questo volumetto. Nei decenni successivi viene ristampato più volte, a riprova della sua validità non solo in merito alla storia dell’occhiale, ma anche alla nascita di quello che oggi è un rilevante distretto di produzione, sviluppatosi nella provincia di Belluno a partire dalla prima fabbrica, avviata a Calalzo di Cadore nel 1878, per opera di Angelo e Leone Frescura, e Giovanni Lozza. L’importanza del libro, a quasi settant’anni di distanza dalla prima edizione, ha determinato la volontà, da parte della Fondazione Museo dell’Occhiale onlus – che dal 1990 conserva e valorizza beni materiali e immateriali relativi alla storia dell’occhiale – di realizzare una ristampa anastatica dello stesso.
Il volume The Climbers del fotografo Jim Herrington contiene sessanta fotografie originali di grande formato, in bianco e nero, tutte scattate su pellicola, di ritratti di icone dell’alpinismo: da Beckey, Cassin e Diemberger a Messner, Robbins e Wickwire, che dagli anni ’30 agli anni ’70 hanno utilizzato attrezzature primitive insieme al loro notevole ingegno, talento e forza d’animo per affrontare salite impegnative in tutto il mondo.
Nella sua prefazione, lo scalatore Alex Honnold fornisce il contesto per guardare indietro ai successi passati sulla roccia, mentre il saggio personale e informativo dello scrittore Greg Child esplora la storia e i risultati di scalatori famosi e meno conosciuti di questa “età dell’oro” dell’arrampicata del 20° secolo.
Le fotografie di Jim Herrington sono apparse sulle copertine di album, in campagne pubblicitarie internazionali e su riviste come «Vanity Fair», «Rolling Stone», «Esquire» e «GQ», e sono state esposte in mostre personali e collettive in gallerie a New York, Los Angeles, Washington, DC, e altrove. Ha iniziato ad arrampicare in Sierra Nevada negli anni ’70 e ora divide il suo tempo tra Owens Valley, California, New York City e l’Europa meridionale.
Maria Teresa Gracis (1925-1966) fu pittrice, ceramista, poetessa di origine veneziana, capace di sperimentare le molteplici forme dell’essere artistico pur nella sua breve vita. Il Don Chisciotte ritrovato è un omaggio editoriale postumo all’artista da parte della famiglia Gracis, che nel 2019 ritrovò in casa 82 tavole di acquerelli da lei firmati per una edizione dell’opera cervantiana di cinquant’anni prima. I brani selezionati, in spagnolo con una nuova traduzione italiana, accompagnano questa splendida serie di acquerelli, frutto di una ricerca tesa a svelare l’armonia tra due codici artistici: la pittura e la scrittura. Ut pictura poësis, diceva Orazio, autore molto caro a Cervantes e a tutto il classicismo spagnolo, che proprio all’inizio del Seicento, quando si pubblicano la prima e la seconda parte del Don Chisciotte (rispettivamente nel 1605 e nel 1615), si trovava nel pieno di quell’epoca dorata per le lettere e le arti.
Maria Teresa Gracis ci propone uno straordinario itinerario che illustra svariati episodi del libro – dai più celebri, come l’incontro con i mulini a vento, ad altri meno conosciuti eppure altrettanto significativi – e ci restituisce così il filo narrativo del romanzo stesso, del romanzo tutto, portandoci dal primo volume, che ha per protagonista el ingenioso hidalgo, al secondo, in compagnia dell’ingenioso caballero, personaggio già più consapevole. Si può così ripercorrere vita, morte e miracoli del cavaliere errante più famoso di sempre per trovare indizi e suggestioni, richiami più o meno espliciti, umbratili allusioni.
Le pagine di questo libro sono un modo diverso di raccontare Venezia e i Veneziani, il cui filo conduttore sono le feste. Basate su una rigorosa ricerca documentaria, sono scritte con mano leggera per coinvolgere il lettore nella vita palpitante del luogo. Si offrono quale guida non convenzionale per conoscere la storia e il presente di una città, già millenaria Repubblica, nel reticolo di calli, canali e isole, tra allegria, bellezza, sapori e passioni.
Prima ancora della nascita del turismo, si giungeva a Venezia come pellegrini, mercanti e ambasciatori, per ottenere un’indulgenza, vedere la fiera della Sensa, il Carnevale o per recarsi a teatro e a un concerto.
Ancor oggi tradizioni plurisecolari e celebrazioni di feste rendono la città e il suo stile di vita unici al mondo. Il suo fascino e singolarità si mostrano evidenti nelle mirabili architetture, realizzate da una comunità che ha edificato se stessa e si è mostrata al mondo determinata e consapevole, grazie a cerimonie pubbliche e divertimenti collettivi.
“Asia” è il titolo della mostra del fotografo Massimo Saretta, che apre al pubblico presso la prestigiosa sede espositiva della Galleria d’Arte Contemporanea Cavour a Padova e sarà visitabile dall’11 novembre 2023 al 7 gennaio 2024.
“Asia” presenta coinvolgenti opere fotografiche nelle quali l’artista propone la propria visione di sette nazioni dell’Asia maturata in numerosi viaggi effettuati negli ultimi venti anni. Un viaggio nel continente asiatico – India, Cambogia, Cina, Vietnam, Bangladesh, Nepal, Giappone, Thailandia – nel quale le immagini evidenziano, oltre alle bellezze del territorio, il talento dell’autore e la capacità di cogliere gli aspetti storico culturali e turistici mediante le sue macchine fotografiche.
Massimo Saretta, nato a Padova nel 1958, è fotografo professionista da più trent’anni. Ha al suo attivo apprezzate esposizioni personali, da tempo nominato fotografo certificato Leica, Saretta ha esposto i suoi scatti in diverse mostre personali e collettive di rilievo internazionale. Le immagini di Saretta sono attualmente pubblicate all’interno delle testate fotografiche dedicate ai più importanti fotografi del mondo.