In un’antica chiesa di Castelfranco Veneto è terminato qualche anno fa il secolare e, in parte sconosciuto, viaggio in città di una grandiosa pala cinquecentesca del pittore Paolo Piazza (Castelfranco Veneto 1557 circa – Venezia 1641). Da quella chiesa un altro viaggio è iniziato tra archivi, conventi e musei alla riscoperta della figura e dell’opera del pittore, nato a Castelfranco e presto trasferitosi a Venezia.
Paolo Spolaore ricostruisce in dettaglio gli spostamenti del dipinto tra chiese e conventi soppressi o demoliti e contese tra enti cittadini. Una ricerca che illumina anche la scena del patrimonio artistico della città e dei suoi radicali mutamenti nei secoli. Giorgio Tagliaferro getta nuova luce su Paolo Piazza, alias Fra Cosmo da Castelfranco. Non un cappuccino pittore, che operava solo a servizio del suo Ordine, ma un pittore veneziano di buona scuola, diventato poi cappuccino, che operò in molte corti italiane ed europee. Paolo Asolan descrive e illustra con profondità e maestria gli aspetti simbolico devozionali del dipinto e più in generale i criteri di lettura delle opere d’arte a carattere religioso.
Un testo originale che apre finestre e suggerisce ambiti di ricerca in cui integrare le varie dimensioni del sapere e diffondere conoscenze sul grande patrimonio di storia e di arte della cosiddetta Italia minore.
Nel bicentenario della morte del grande scultore veneto Antonio Canova, molte sono state le iniziative organizzate in Italia per ricordare colui che, senza dubbio, è da annoverarsi quale uno dei massimi artisti italiani di tutti i tempi, protagonista della storia culturale e politica a cavallo tra XVIII e XIX secolo, figura che ha goduto di un culto della personalità difficile da eguagliare.
Il volume “Mappe canoviane” raccoglie le riflessioni e le ricerche sviluppate dalla Soprintendenza ABAP per l’area metropolitana di Venezia e le province di Belluno, Padova e Treviso sotto la direzione del noto storico dell’arte Fabrizio Magani. Il libro – prendendo spunto dalle tante guide ottocentesche a tema – è un itinerario critico su Antonio Canova in Veneto, invitando il lettore a visualizzare una vera e propria mappa dei suoi luoghi, le sue architetture e le sue opere. Il percorso proposto vuole essere una sorta di racconto declinato sul territorio, i cui capitoli rimandano ai temi approfonditi e prevedono anche qualche “fuoristrada”. I contributi dei vari autori ripercorrono ed esplicitano le diverse mappe fisiche e mentali rappresentate dai luoghi e dai nessi semantici correlati alla produzione e all’eredità del grande artista neoclassico.
Nel pieno della pandemia, nel maggio 2020, è nata l’idea di tentare un percorso di indagine dell’inedita vicenda da cui la società contemporanea si era trovata d’improvviso travolta. La scelta? Volgersi al passato, cercarvi elementi e chiavi di lettura utili a decifrare, appunto, un contemporaneo del tutto inedito. Il curatore del progetto, Matteo Melchiorre, aggirandosi tra gli scaffali silenziosi di un Archivio Storico di straordinaria ricchezza, quello del Comune di Castelfranco Veneto, grazie a un paziente lavoro di ricerca ha individuato centinaia di documenti. Provengono per lo più dai secoli XVI e XVII e illuminano con potenti fasci di luce gli anni (1575-77, 1630-31) in cui la città di Castelfranco Veneto, come tante altre in Italia e in Europa, fu colpita da violentissime epidemie di peste.
Il progetto Contàgio. Le carte della peste e della pandemia è nato così. Prima una mostra, allestita presso il Museo Casa Giorgione di Castelfranco Veneto, che ha riscosso, con il suo studiatissimo mix di antichi documenti archivistici, opere pittoriche, oggetti della cultura materiale, fotografia contemporanea e oggetti del nostro quotidiano, uno straordinario successo di critica. Poi, dopo la mostra, questo libro che di fatto, con il suo originale impianto grafico, racchiude, mettendolo in mano al lettore, lo stesso progetto di ricerca. Un’esperienza in cui dati testuali e dati visivi, dialogando tra loro, svelano, sul punto delle grandi epidemie, delle strabilianti e del tutto inattese connessioni tra passato e presente.
Il mito dell’Italian Style prese corpo negli anni Cinquanta quando l’Italia, reduce dalle ferite della guerra, scelse di aggredire il futuro. Il volume racconta quel momento storico alla luce di due specifiche componenti: la moda e il design, comprendendo in quest’ultimo anche la tradizione delle arti applicate, punto di forza della produzione italiana, evoluzione della tradizione artigianale delle epoche passate. Si dipana, quindi, un itinerario tra le eccellenze più significative del periodo: dai mobili alle lampade, dalle ceramiche ai vetri, dai metalli alle stoffe d’arredamento.
Gli anni Cinquanta rappresentano anche per la moda un decennio di fondamentale importanza: con la prima sfilata fiorentina del febbraio 1951 nasce ufficialmente la moda italiana. Il volume dà conto di questa emozionante traiettoria: i più celebri modelli del periodo, abiti e accessori, firmati da talenti creativi destinati a grandi successi. Nella promozione della nascente moda italiana sul piano internazionale si miscelano sapientemente ingredienti unici, come il patrimonio culturale italiano, un’artigianalità di altissimo livello e la vetrina offerta dalle produzioni cinematografiche, dal momento che le migliori firme italiane annoverano tra la propria clientela le stelle del cinema hollywoodiano. Nasce così l’Italian Style, all’insegna dell’entusiasmo e della gioia ritrovata.
Mostra aperta dal 21 marzo al 27 agosto 2023 presso Palazzo Attems Petzenstein, Gorizia.
Il segreto del pittore Giovanni Boldini (Ferrara, 31 dicembre 1842 – Parigi, 11 gennaio 1931) è un’alchimia ammaliante di istinto e ragionamento, di classicità e modernità, di pudore e sfrontatezza, di finito e non finito. Lo smisurato talento del maestro italiano della Belle Époque viene indagato in questo volume da due esperti tra i maggiori dediti allo studio dei materiali e delle tecniche pittoriche, aprendo una prospettiva inedita grazie allo studio sistematico di decine di opere di diverse collezioni e vari periodi. Costruito intorno a due saggi portanti che estrapolano dalla ampia banca dati raccolta opportuni percorsi di lettura, il libro articola nella seconda parte un focus dedicato ad alcune opere chiave, con una selezione di immagini diagnostiche significative.
Completa il volume un saggio sul restauro di alcuni dipinti boldiniani a cura di Francesca Lo Russo e Arianna Splendore, mentre la presentazione è a cura di Francesca Dini, tra le massime specialiste del pittore e co-autrice del Catalogo Ragionato. Di Boldini la celebre ballerina Cléo de Mérode aveva scritto «Ho posato per molti pittori ma non avevo mai visto nessuno lavorare come Boldini. Mi guardava un attimo, poi, volgendosi verso la tela, vi apponeva un tocco di colore: ogni sguardo corrispondeva a un colpo di pennello. Senza smettere di parlare, l’artista dipingeva, dipingeva in continuazione, con una vivacità e una precisione incredibile, e la tela si copriva velocemente di colore. Mai una correzione, mai un ripensamento!».
Ricky Bizzarro è il fondatore e frontman dei Radiofiera, la band rock veneta che nel 2022 arriva a tagliare il traguardo storico dei 30 anni di attività.
Dal 14 al 29 gennaio 2023 una mostra fotografica al Museo Civico di Santa Caterina a Treviso – con patrocinio della Regione del Veneto e del Comune di Treviso – celebrerà la loro carriera artistica proponendo al pubblico foto d’archivio, video inediti e installazioni, e sarà arricchita da una serie di eventi collaterali con letture, incontri e sessioni musicali.
La mostra sarà accompagnata dal volume fotografico omonimo, edito da Antiga Edizioni, ricco di storie, volti e aneddoti, per disegnare l’ambiente in cui si è mossa la band in questi sei lustri. Il rock in dialetto veneto ha segnato la cifra stilistica del gruppo: una formula che ha sdoganato una lingua non più macchiettistica, ma funzionale al racconto di una terra consacrata al lavoro, trasformata da ambizioni e capannoni, indulgente con i conformisti, spietata con gli infedeli.
Francesco Schirato (Treviso 1955). Graphic designer, fotografo, ha collaborato per quarant’anni con alcune agenzie e studi grafici del territorio (Mix, Dieci & Antenna, Quba, Högne & Platz Design, Sputnik). Attualmente continua ad occuparsi di fotografia ed illustrazione, origine del suo percorso professionale.
Mirko Visentin (Treviso, 1976). Dopo la laurea in Lettere si dedica al prodotto-libro come book designer per diverse realtà editoriali e come editore in proprio, oltre che come autore di narrativa e poesia. È co-fondatore del progetto di autoproduzione editoriale Auteditori e dell’agenzia di comunicazione Sputnik.
Antonio Carlini (Treviso, 28 marzo 1859 – 27 luglio 1945) è uno di quegli artisti che, pur notevolissimi, devono la loro fama più alle loro azioni che non alle loro creazioni: è noto e celebrato, infatti, soprattutto per il suo pioneristico impegno nella tutela del patrimonio artistico. Poco più che ventenne, nel 1883, partecipò assieme a Luigi Bailo, Augusto Serena e Girolamo Botter, al salvataggio del ciclo ad affresco con le Storie di sant’Orsoladi Tomaso da Modena. A lui si deve l’ampia documentazione dell’urbs picta, con disegni che ci consentono di conoscere i colori di molte facciate dipinte della nostra città. E ancora, decisivo fu il suo intervento per la protezione della Loggia dei Cavalieri. Meriti talmente grandi da aver fatto quasi dimenticare l’originale vocazione d’artista.
La mostra (Museo Bailo, 17 dicembre 2022 – 5 marzo 2023) e il catalogo omonimo sono il primo impegno pubblico di valorizzazione di Carlini, presentando per la prima volta più di 70 opere, tra busti, altorilievi, medaglioni, ceramiche, disegni: l’essenza di un’attività artistica davvero frenetica, che dalla scultura alla pittura si irradiava in campi diversi. L’itinerario, affascinante tra opere inedite e restaurate per l’occasione, fanno riscoprire uno dei protagonisti della scena artistica e civica tra ‘800 e ‘900: dagli esordi al rapporto con la ditta Gregorj, dalla duratura amicizia e collaborazione con Luigi Bailo fino a quella più ‘frizzante’ con Martini e Comisso.
Catalogo della mostra presso Palazzo Fulcis (Belluno, 18 dicembre 2022 – 26 febbraio 2023).
Nel 1945 Dino Buzzati pubblica a puntate sul “Corriere dei Piccoli” “La famosa invasione degli orsi in Sicilia”, racconto scritto e illustrato dallo stesso autore per un pubblico di giovanissimi lettori che stavano uscendo dalla guerra. Nel 2019 Lorenzo Mattotti, il grande fumettista, illustratore e artista italiano, coronando un sogno coltivato per anni, ne realizza la versione cinematografica, prima regia di un lungometraggio d’animazione.
In occasione dei cinquant’anni dalla morte dell’intellettuale bellunese, la mostra “Mattotti & Buzzati. La famosa invasione degli orsi in Sicilia” presenta per la prima volta in Italia le illustrazioni originali di Dino Buzzati in dialogo con oltre 150 tavole originali di Lorenzo Mattotti – fra matite, disegni a colori e in bianco e nero, bozzetti scenografici, studi dei personaggi, ambientazioni grafiche – realizzate durante la fase di preparazione del lungometraggio. Una straordinaria raccolta di immagini che ricostruisce l’incredibile processo creativo che sta dietro la realizzazione di un’opera così complessa e affascinante.
Il volume Rosa Alchemico, catalogo italiano/inglese dell’edizione 2022 di Miniartextil Como, propone testi critici e immagini che ricostruiscono il percorso espositivo nelle sale della neoclassica Villa Olmo, a Como, sede della mostra di arte tessile contemporanea aperta al pubblico fino a gennaio 2022. Miniartextil è la rassegna di fiber art internazionale che ogni anno porta il nome della città di Como in tutto il mondo e artisti di fama internazionale sulle sponde del lago. Grazie ai contributi di Giovanni Berera, Paolo Bolpagni, Sonia D’Alto, Cristiana Perrella – che firma un saggio per Jacopo Benassi e Eugenio Viola, curatore del Padiglione Italia per La Biennale di Venezia 2022 che racconta la produzione di Ruben Montini – il lettore potrà percorrere o ripercorrere la visita alla mostra, grazie anche alle immagini di T-Space Studio.
Alessandro Gori firma il design del volume, mentre l’immagine di copertina è nata dalla collaborazione fra lo stesso Gori e Jacopo Benassi.
Though it is true that soil – a complex ecosystem that is crucial to our survival and an invaluable repository of biodiversity – is nowadays the focus of abundant theoretical and practical attention and of much in-the-field experimentation, it is also true that all too often one hears of soil considered as a surface that can be freely put to any use, an inert and colourless canvas that becomes interesting only when something is placed upon it or hidden beneath it.
Returning to the issues discussed during the Soil as a Landscape programme devised for the 2020 International Landscape Study Days, the fifteen authors of this volume once again bring their experience and their diverse disciplinary and cultural backgrounds to bear on the shared belief that soil actually has a value in and of itself, that it is not only a primary and irreplaceable element in the definition of the characteristics and quality of our environment and our landscapes, but that it is, itself, a landscape.
Soil is the connective tissue, sustenance and vital process that accompanies our experience of life, it is the physical, social and aesthetic dimension that gives substance to the places we inhabit and our sense of belonging to the landscape and to the Earth.
The volume Soil as a Landscape. Nature, crossing and immersions, new topographies, edited by Luigi Latini and Simonetta Zanon, contains contributions by: Hervé Brunon, Andrea Caretto and Raffaella Spagna, Fabrizio Cembalo Sambiase and Antonio di Gennaro, Giacomo Certini, Laura Fregolent, Christophe Girot, Anna Lambertini, Tilman Latz, Rosario Pavia, Antonio Perazzi, Paolo Pileri, Laura Zampieri, Simonetta Zanon.