Il Museo del Vetro fra i suoi innumerevoli tesori conserva e custodisce un importante nucleo di perle a lume. La specificità della materia e la straordinaria componente inedita di questi manufatti ha richiesto un impegno e la preparazione di un esperto che amasse talmente le perle da investire quasi quattro anni della sua vita a studiare e analizzare puntigliosamente non solo la collezione ma le sue interne trasversalità che hanno poi portato ad una serie di scoperte tutte comparate e verificate nei meandri storico-produttivi di questa materia.
Il titolo del volume scaturisce dal riconoscimento della perla quale cosmo poliedrico dove le mani, soprattutto quelle femminili, hanno traslato una concezione di grazia e perfezione dando vita, ogni volta, ad un mondo perfetto e ideale.
In questo volume troverete le foto, per cogliere l’eternità del messaggio estetico e cromatico, le schede, per cogliere la recondita realtà produttiva di ogni perla: un importante capitolo della storia di Murano e di Venezia. La scelta di dare anche l’opportunità di cogliere l’aspetto tecnico e la terminologia specifica è un punto di forza perché la perla è un mondo complesso ma che si deve rendere accessibile a tutti.
An exciting incursion into the Murano Museum’s glass bead collection, documented by over a thousand images that transmit the very material essence of every single bead, wowing and intriguing the visitor page after page. After almost a century of oblivion, the collection is the subject of new analysis as it prepares to go on display again in the museum’s new halls. The collection was put together between 1861 and 1883 by Abbot Vincenzo Zanetti and is representative of 19th century Venetian and Murano production. In the 1930s the collection was removed from the museum’s showcases and consigned to a warehouse where information on the attributes of the individual beads and sample cards was lost. This book is the result of a meticulous and passionate research project whose starting point was essays on the Museum’s collections written by Abbot Zanetti for International Exhibitions or to document the discoveries that leading glassmakers had developed in the first half of the 1800s. It reconstructs the attributes and provenance of each bunch of beads and every sample card, restoring their original splendour. The Murano Glass Museum’s glass bead collection now consists of 85 sample cards; three cloth panels dating back to 1863, a gift from the Societa delle Fabbriche Unite company (containing 2015 glass beads and 266 bunches of conterie); 91 bunches of lamp beads, some complete, some not; a few thousand loose glass beads; 492 bunches of conterie and a few objects decorated with beads – gifts from the most important Venetian and Murano glasswork factories active in the mid 1800s.
Un itinerario di fede e di storia lungo l’Adige, il Brenta e il Sile, tra chiese, ospitali, castelli e monasteri, in un paesaggio di rara bellezza e suggestione. Il Cammino del Beato Enrico dalle Alpi alla laguna di Venezia si snoda seguendo alcuni grandi assi-direzioni, in gran parte fluviali; nell’ordine, partendo da Nord: l’asse del fiume Adige da Bolzano a Trento/Lavis (pista ciclopedonale Bolzano Caldaro e pista ciclopedonale dell’Adige); l’asse del fiume Brenta da Trento a Bassano (pista ciclopedonale del Brenta); l’asse della pedemontana da Bassano ad Asolo/Pagnano (tratto di collegamento in collina); l’asse del fiume Muson da Asolo a Castelfranco (sentiero degli Ezzelini, che collega Asolo con Padova); l’asse del fiume Sile da Castelfranco a Treviso e Altino/Torcello-Venezia (pista ciclopedonale Ostiglia, sentiero del Sile e tratti della via Claudia Augusta). Il valore aggiunto del percorso, al di là del significato devozionale della meta, del contesto storico paesaggistico e artistico in cui si colloca, è dato da un disegno che è il risultato della connessione di lunghi tratti di piste ciclopedonali o sentieri già esistenti. Tale scelta, oltre che consentire di muoversi in sicurezza e con facilità dalle Alpi a Treviso, alla laguna di Venezia e, con una breve digressione a Padova, garantisce economicità ed efficienza di utilizzo delle strutture esistenti.
1 cofanetto raccoglitore in tela con apertura a 2 ante formato 46,5×39,5×25 cm
246 mappe a colori, vari grandi formati
1 volume cartonato, formato 23×33 cm, 160 pagine a colori
La raccolta di carte topografiche militari contenute in quest’opera consente per la prima volta di analizzare in maniera unitaria il fronte della Grande Guerra in Veneto e rende disponibile a molti ciò che fino a oggi costituiva un complesso di informazioni relegato nelle pubblicazioni specialistiche o negli archivi militari e civili, nazionali ed esteri. La varietà della cartografia riprodotta, con la presenza contemporanea di carte austro-ungariche, italiane e britanniche, consente di allargare lo sguardo sul campo di battaglia e sulla sua evoluzione attraverso la descrizione del rilievo, delle opere militari e della presenza delle unità combattenti, in prima linea e nelle retrovie. La disponibilità di serie multitemporali permette un’analisi approfondita delle trasformazioni e degli adattamenti della linea del fronte al mutare della consistenza dei reparti o in seguito allo sviluppo delle azioni belliche. La precisione con la quale sono tracciate le trincee, gli avamposti e le postazioni diventa uno straordinario strumento per la ricerca delle vestigia della Grande Guerra. La possibilità di georeferenziare la carte in un Sistema Informativo Geografico e di accoppiare le informazioni storiche con l’attuale assetto del territorio apre la strada a ricerche mirate dei manufatti militari. Le mappe, numerate da 1 a 246, sono suddivise in 8 sezioni: Carte generali; Cadore; Altopiani; Massiccio del Grappa; Medio Piave-Montello; Foci del Piave; Miscellanea; Panoramiche. Il volume è un’opera miscellanea composta da esperti che operano in campi disciplinari diversi, adottano stili di narrazione e metodi diversificati di rappresentazione illustrativa e iconografica, ma sono collegati da un fil rouge che li accomuna nell’analisi geografica della Grande Guerra.
«…largamente considerate le montagne più affascinanti del mondo. La loro intrinseca bellezza proviene da una serie di forme verticali spettacolari come pinnacoli, guglie e torri, in contrasto con superfici orizzontali tra cui cenge, balze e altipiani, che emergono all’improvviso da vasti depositi detritici o da dolci colline…».
«…rivestono un importante ruolo internazionale per la geomorfologia, in quanto sito classico per lo sviluppo di montagne in calcare dolomitico. Il suolo presenta una vasta gamma di forme prodotte dall’erosione, dai movimenti tettonici e dalla glaciazione. La quantità e la concentrazione di formazioni calcaree estremamente varie è straordinaria in un contesto globale…».
dalla dichiarazione UNESCO, Siviglia, 26 giugno 2009
Sembra uscito dal laboratorio del National Geographic quest’atlante al quale concorrono la preparazione scientifica dei due giovani autori naturalisti, che ricoprono incarichi ufficiali nella gestione dei parchi naturali della Provincia Autonoma di Trento, i disegni di Cristina Baglioni (fiorentina), Elena Luise (di Primiero), lo Studio roveretano Martini e per le cartografie il Servizio urbanistico provinciale.
Il tutto scandito in schede tecniche, itinerari e mappe per Adamello-Brenta, Paneveggio-Pale di San Martino, Parco Nazionale dello Stelvio, le riserve naturali di Bondone, Bes-Cornapiana, Campobrun, Scanuppia e per la ventina di biotopi protetti.
In questo terzo volume della serie, sono raccolte le immagini della varietà delle specie di fiori e piante dolomitiche, che caratterizza il paesaggio a tutte le altitudini e durante tutte le stagioni. Si possono così testimoniare netti cambiamenti di colori e forme, risultato della capacità di adattamento della flora montuosa ai mutamenti climatici e morfologici che hanno interessato l’arco alpino nelle passate ere geologiche.
In questo terzo volume della serie, sono raccolte le immagini della varietà delle specie di fiori e piante dolomitiche, che caratterizza il paesaggio a tutte le altitudini e durante tutte le stagioni. Si possono così testimoniare netti cambiamenti di colori e forme, risultato della capacità di adattamento della flora montuosa ai mutamenti climatici e morfologici che hanno interessato l’arco alpino nelle passate ere geologiche.
Nel quarto volume della serie, sono raccolte le immagini degli animali che vivono nelle Dolomiti, una fauna che si modella in base alla varietà di ambienti, di climi, di suoli e di vegetazione e che è tutta da scoprire: camosci, stambecchi, marmotte, ermellini, aquile, cervi, ma anche farfalle, salamandre e una grande varietà di volatili.
Nel quarto volume della serie, sono raccolte le immagini degli animali che vivono nelle Dolomiti, una fauna che si modella in base alla varietà di ambienti, di climi, di suoli e di vegetazione e che è tutta da scoprire: camosci, stambecchi, marmotte, ermellini, aquile, cervi, ma anche farfalle, salamandre e una grande varietà di volatili.