Céide Fields, una collina sulla costa settentrionale della contea di Mayo, in Irlanda, è un luogo che conserva e rivela la presenza ancora tangibile ed estesa di un paesaggio rurale del Neolitico. A questo luogo antichissimo, e insieme testimone della cultura irlandese contemporanea, è dedicato il Premio Carlo Scarpa 2018, segnalando l’opportunità che esso ci offre di leggere, nei loro nessi sostanziali, il significato profondo dell’indagine archeologica, l’importanza del lavoro dei campi e dell’educazione, il ruolo che la lunga persistenza di fattori come migrazioni, scoperte e cambiamenti climatici esercita nella storia del paesaggio europeo. Il volume raccoglie 17 contributi di taglio storico e geografico, naturalistico ed ecologico, gestionale, agrario, di storia del paesaggio e del giardino e, naturalmente, archeologico. Correda il volume, oltre a una sintesi sul Premio Carlo Scarpa dal 1990 ad oggi, anche l’elenco della bibliografia raccolta e disponibile nella biblioteca della Fondazione.
Il volume è il catalogo della Barry Friedman & Venetian Heritage Collection, recente donazione al Museo del Vetro di Murano. La collezione raccoglie preziosi vetri firmati da Bianconi, Buzzi, Nason, Poli, Scarpa, Zecchin, realizzati presso le più importanti e storiche fabbriche muranesi come: Alfredo Barbini, Barovier e Toso, Cenedese, Salviati, Seguso, Venini e Vistosi (solo per citarne alcuni), ed identificano un gruppo di opere che arricchiscono ulteriormente il patrimonio storico artistico della proposta museale permanente.
L’insieme dei 177 vetri raccolti da Barry Friedman si presenta anche come un grande campionario di possibilità, di intuizioni ma soprattutto delle innumerevoli opportunità alchemiche del vetro, insuperate ed insuperabili.
Dolomiti dell’Agordino, guida escursionistica di Giuliano Dal Mas e Camillo Berti, dopo le prime due fortunate edizioni, giunge alla terza edizione aggiornata ed ampiamente riveduta che in 416 pagine, con 250 foto a colori e 6 cartine schematiche, illustra 380 itinerari.
I gruppi interessati sono 13: 1) Il Sella; 2) Pralongià – Settsass – Col di Lana; 3) Nuvolau – Averau – Pore; 4) Croda da Lago – Lastoni di Formín – Cernera; 5) Pelmo; 6) Civetta e Moiazze;
7) San Sebastiano – Tamer e Schiara; 8) Padón; 9) Marmolada e Auta; 10) Pale di San Martino con Agnèr, Pale San Lucano, Cima Pape, Focobòn, Altopiano Pale di San Martino; 11) Cima Bocche; 12) Alpi Feltrine; 13) Piz de’ Mezodì nei Monti del Sole.
Questo libro prezioso per la ricca iconografia e per il numero di testimonianze racconta la storia delle arti grafiche “La Musica Moderna”, una stamperia specializzata nell’incisione e nella produzione di spartiti musicali, attiva a Milano dal 1930 fino al 2007. Le cronache aziendali s’intrecciano inevitabilmente con quelle dei protagonisti della canzone italiana, in una stagione culturale irripetibile in cui editori, autori e musicisti sono stati gli artefici e i divulgatori della musica rendendola popolare. Lafabbrica delle note di carta racconta, inoltre, il fascino di un mestiere scomparso, rivelandoci molto del “retrobottega” della musica, di quando le note prendevano forma sulla lastra e sulla carta, grazie alla maestria e al sapere di uomini impegnati nel renderla fruibile a tutti e facile da suonare.
Quanto pubblicato nel volume non è solo frutto del lavoro svolto in archivi e biblioteche, ma anche il risultato di analisi basate su informazioni che sono già acquisite, ma che si prestano anche ad essere nuovamente valutate per l’accumularsi di nuove conoscenze e per l’uso di metodologie innovative con le quali vengono affrontati, dalla moderna storiografia, molti degli argomenti di storia politica, diplomatica, militare, economica, culturale compresi nell’arco di tempo che parte dal Basso Medioevo e termina all’incirca alla fine dell’Età dei Lumi.
Un periodo lungo e travagliato per il continente europeo, segnato da innumerevoli mutamenti politici, territoriali, economici e culturali, i quali fra l’altro, col passare dei secoli, hanno profondamente modificato i rapporti fra Venezia e gli Stati dell’Europa Orientale.
Avevo 4 anni quando mi tagliarono i capelli corti: piansi così sconsolatamente che, da quella volta, la mamma mi permise di tenerli lunghi. Poi vennero i ripetuti e falliti tentativi di tagliarmi la frangia, di far loro la piega con i bigodini o i ricci con la permanente, fino a un taglio inglorioso di uno stilista al meeting di Londra. Sarà per questo che porto i capelli lunghi e me li faccio tagliare solo sotto la mia attenta supervisione? Chissà, certo è che ho imparato ad ascoltare il loro linguaggio e a rispettarne la natura.
Maria Bertilla Quagliotto nasce ad Asolo nel 1966. Diplomata “Maestro d’arte”, ha partecipato a numerose gare, tornando il più delle volte vincitrice. È stata Campionessa italiana di acconciatura femminile e vincitrice del Trofeo internazionale e della Rosa d’oro al Mondial Coiffure Beautè Paris, medaglia d’oro ai Championnats d’Europe de la coiffure di Parigi, a Bruxelles e alla World Championship Hairstyling di Rotterdam. Stilista per un’azienda leader del settore, ha proseguito nella sua carriera creando collezioni in Italia e all’estero. Ha insegnato presso diverse Accademie, non ha mai smesso di aggiornarsi formando attorno a sé un team che lavora con lei nel salone “Insolito Bertilla” Hair day SPA, a Maser.
Il libro è dedicato alla Bellussera, particolare forma di allevamento della vite nata a Tezze di Piave verso la fine del 1900 da un’invenzione dei fratelli Bellussi, da cui il nome.
Bell’esempio di tecnica viticola, di conoscenza e di mestiere, la Bellussera diventa un vero e proprio paradigma: memoria vivente di lavoro, di cultura e di identità dei territori lambiti dal fiume Piave.
Una memoria che questo libro si augura di contribuire a preservare, nonostante il dilagare sempre più diffuso di metodi di produzione viticola intensiva in contrasto con questo tipo di allevamento.
La mostra, realizza dall’Ente Regionale per il Patrimonio Culturale della Regione Autonoma Friuli Venezia Giulia, riunisce le opere provenienti da tre collezioni private: quella di Oleg Ulyansky (Israele), quella di Domenico Ripellino (Italia) e quella di Gerald Klebacz (Austria).
Cent’anni dopo la Rivoluzione d’Ottobre, l’esposizione porta alla luce i linguaggi sepolti e dimenticati delle avanguardie russe degli anni ’70 e ’80 rappresentati dalle opere di:
Vladislav Shabalin, Angelina Belikova, Sergej Babich, Vladimir Bauer, Vladimir Miski-Oglu, Vitalij Manuilov, Vladimir Kharakoz, Sergej Barannik, Ludmila Etenko, Oleg Chernykh, Tatiana Lysenko, Anatolij Kalchenko, Viacheslav Grizaj, Serafim Bocharov, Genadij Olimpiuk, Vladimir Veltman, Malkhaz Datukishvili, Konstantin Kosarevskij, Alexander Bondarenko, Vitalij Manuilov, Natalia Maximova.
La mostra, articolata in sei sezioni, copre un periodo che va dal 1898, quando nasce la rivista di Djagilev «Mondo dell’arte», al 1922, anno della costituzione dell’URSS. La mostra privilegia le arti figurative, con dipinti, tra gli altri, di Kandinskij, Malevic, Larionov, Goncarova, ma anche manifesti politici e oggetti di arte applicata. Sono opere che provengono da prestigiose istituzioni museali moscovite (Galleria Tret’jakov, Museo Panrusso delle Arti Decorative, delle Arti Applicate e dell’Arte Popolare, Museo statale di storia contemporanea della Russia), ma anche dal Fondo Alberto Sandretti della Fondazione Giangiacomo Feltrinelli di Milano. È grazie al ricorso a una sofisticata multimedialità che l’esposizione riesce a fare dialogare immagini, testi, voci e suoni di un momento storico straordinario.
Il volume è l’omaggio di Cesare Gerolimetto, fotografo di fama internazionale, alla sua città di origine, Bassano del Grappa.
Un libro, dall’originale confezione, che descrive una città intrisa di storia, di bellezze architettoniche, paesaggistiche e naturali.
Uno sguardo tra vie, chiese e palazzi, si innalza a volo d’uccello abbracciando il fiume che attraversa la città, e si allontana dal centro urbano, uscendo dalle mura cittadine e spaziando fino ai dintorni popolati dalle meravigliose ville venete.