A un’accurata disanima delle fonti che ne hanno documentato i passaggi di proprietà, i conseguenti interventi di trasformazione degli spazi e le cifre stilistiche dei cicli decorativi pittorici e a bassorilievo, segue una trattazione del più recente restauro voluto dalla Banca, proprietaria del Palazzo Brentani Greppi, che ha inteso rappresentare l’idea di continuità del dialogo con il plesso architettonico in cui il palazzo è inserito con le esigenze funzionali dell’edificio rispetto alle necessità, anche estetiche e culturali, della comunità.
Claudio Rebeschini analizza accuratamente i canoni architettonici ed estetici del Palazzo, evidenziando una sintesi tra le diverse sollecitazioni storiche e urbanistiche della città di Padova. Con una collocazione strategica rispetto al contesto urbano, la nuova sede della Cassa di Risparmio di Padova progettata da Donghi ha il compito di richiamare a concetti di serietà e concretezza manifestando, al contempo, capacità di dialogo nel confronto con le memorie antiche – dell’Antica Roma e di Giotto – che insistono esteticamente nell’area adiacente.
Marco Biraghi descrive infine il progetto di espansione dell’edificio affidato a Gio Ponti, che, pur mantenendo un’autonomia compositiva rispetto alla sede preesistente, confermerà in maniera innovativa l’ingegnosità nel mettere in relazione gli elementi spaziali interni con l’ambiente esterno.
Il volume è il catalogo della mostra (Museo della Moda e delle Arti Applicate, Gorizia, 21 novembre 2018 – 17 marzo 2019) che affronta il tema dei rapporti tra Giappone e Occidente da una prospettiva del tutto nuova e insolita, cioè mostrando quanto forte fosse l’attrazione in Giappone per l’Occidente. Lo fa esponendo alcuni pezzi di una collezione di KimonoMeisen dei primi decenni del Novecento. Capi preziosi, dal design assolutamente inedito, che fondono in una originale sintesi l’abito della tradizione e le suggestioni provenienti dalle innovazioni formali delle avanguardie europee, in primis Futurismo, Secessione e Cubismo. Sui tessuti appaiono anche riferimenti agli sport occidentali, bastimenti ed aerei.
Questo volume fotografico rende omaggio al Garda Trentino, un angolo unico di territorio che nel raggio di quindici chilometri raccoglie borghi pittoreschi capaci di attrarre i visitatori col fascino della storia, dell’arte, della vita a misura d’uomo. Riva del Garda, Arco, Torbole, Nago, Tenno, Dro, Drena punteggiano un ambiente naturale fatto di paesaggi mozzafiato: dal blu delle acque del lago alle falesie a picco fino alle montagne che fanno da corona, dalle Dolomiti di Brenta a Nord al Monte Baldo a Sud.
Una figura centrale nella storia del collezionismo veneziano nel XVIII secolo e nell’affermazione dell’arte veneta in Europa, mecenate e influente mediatore di nobili e sovrani per gli acquisti e le commissioni d’opere dei più celebri artisti della laguna, fu Anton Maria Zanetti (1679-1767): forse il personaggio più influente nel panorama artistico veneziano del tempo.
Per ricordare questa straordinaria figura, la Fondazione Musei Civici di Venezia gli dedica una mostra che ne mette in luce l’attività di artista e mecenate attraverso testimonianze di vita – volumi, lettere, incisioni e disegni di solito non esposti per ragioni di conservazione – e opere d’arte della sua collezione, come Tiepolo, i Ricci, Palma il Giovane ecc., tuttora conservate nei musei cittadini, come le Gallerie dell’Accademia di Venezia, la Fondazione Giorgio Cini, la Biblioteca Nazionale Marciana, le sedi civiche veneziane e alcune collezioni private.
Venezia, Ca’ Rezzonico – Museo del Settecento Veneziano
Dal 29 Settembre 2018 al 7 Gennaio 2019
Il volume, ampiamente illustrato, propone per la prima volta un’indagine a 360 gradi sulla Fiera di San Luca di Treviso,
che ha origini medievali, indagandone storia, trasformazioni e allargandosi a definire il tessuto socio-economico entro il quale si è sviluppata.
Dalle origini agli anni Cinquanta il volume costituisce anche un’importante ricerca sul quartiere di Fiera, che da settecento anni accoglie l’evento.
Il LidodiVenezia: un’isola speciale, un’isola “diversa”, un’isola verde, un museo diffuso tutto da scoprire fra mare, laguna, canali, giardini, arte, storia. Silenzi e mondanità quale conferma delle numerose anime di un litorale lungo dodici chilometri, a “due bracciate” dalla Biennale d’Arte dei Giardini e a quindici minuti di navigazione da Piazza San Marco.
Il volume raccoglie oltre 220 poesie, scritte in un arco cronologico piuttosto vasto, dal 1962 al 2014, e suddivise in cinque parti distinte che assieme costituiscono una sorta di romanzo autobiografico in versi. I testi poetici traducono stati d’animo dell’autore che spaziano dalla descrizione della natura fino a intime osservazioni di problemi sociali e politici. Dall’introduzione di Giovanni Turra: «L’io poetante è colto nei suoi terrori davanti a indefiniti misteri. E il mistero si avverte ovunque, nelle parole e negli sguardi degli uomini come nei cieli e negli aspetti della natura; da derivarne, nella poesia di Migotto, un procedere per allusioni, un descrivere forse simbolico».
Silvio Migotto è nato a San Stino di Livenza nel 1942. Si diploma in Ragioneria presso l’Istituto Paolo Sarpi di Venezia, successivamente si laurea a Ca’ Foscari in Economia e Commercio ed è stato insegnante di Ragioneria e Tecnica Bancaria presso l’ITC L.B. Alberti di San Donà di Piave. Nel 2013 ha conseguito una seconda laurea Magistralis presso la facoltà di Scienze politiche di Trieste. Ha sempre avuto una predisposizione per la poesia che raccoglieva in quaderni. Diario di poesia è la sua prima raccolta in versi.
Il volume, ampiamente illustrato, presenta dodici capolavori di Pellizza da Volpedo, e una serie di indagini diagnostiche che permettono di leggere le opere da un nuovo punto di vista, oltre a diciotto quadri dei maggiori rappresentanti del Divisionismo quali Segantini, Morbelli, Maggi, Longoni, Fornara, Grubicy, Previati e Nomellini, a completare il quadro storico in cui ha operato l’artista.
Il saggio di Monica Vinardi ripercorre i rapporti di Pellizza con gli artisti divisionisti, documentando le vicende con trascrizioni di documenti, e lettere; in calce la trascrizione del carteggio tra Pellizza e Segantini. Elisabetta Staudacher prende in esame le vicende relative al Quarto stato dopo la morte di Pellizza e l’acquisizione attraverso sottoscrizione pubblica avvenuta nel 1929 in occasione della mostra postuma alla Galleria Pesaro di Milano.
Thierry Radelet, presenta i risultati delle indagini non invasive condotte su alcuni quadri, così da comprendere l’evolvere della tecnica dell’artista. Un breve intervento di Aurora Scotti Tosini, già curatrice del catalogo ragionato dell’artista, a conclusione del saggio di diagnostica.
Le cinquanta fotografie in mostra sono state selezionate a rappresentare il paesaggio veneto sottolineandone il fitto dialogo con l’elemento acqueo: da Venezia a Rovigo, passando per Treviso, la riviera del Brenta, Vicenza, il Piave.
Molti gli autori delle fotografie, più o meno noti, alcuni professionisti, altri amatori, che hanno comunque acquisito nel tempo significato e valore: Giuseppe Mazzotti, Francesco Zambon, Giuseppe Fini, Luigi Bortoluzzi, Gino Bolognini, Aldo Nascimben, Carlo Bevilacqua, Ferruccio Leiss, lo Studio Vajenti e altri ancora.