Intramontabili eleganze

By Samuel,

Gli oltre 300.000 scatti dell’Archivio Cameraphoto, costituiscono un formidabile racconto visivo di Venezia, frutto del fotogiornalismo di Dino Jarach e dei suoi collaboratori, cominciato nel 1947: un patrimonio che il Ministero per i beni e le attività culturali nel 2014 ha deciso di tutelare e che oggi può cominciare a essere ammirato dal pubblico attraverso questa prima selezione dedicata al rapporto fra Venezia e un maestro della moda, Christian Dior. La città non era solo la sede di appuntamenti espositivi fondamentali come la Biennale, ma una mèta per artisti e collezionisti: ciò in un centro che aveva visto salvaguardato l’immenso patrimonio artistico e che era ancora popolato dei suoi abitanti, con i quali si mescolavano i personaggi e gli eventi dell’arte, del cinema, della moda e della varia mondanità.
Del 1947 fu anche la prima sfilata parigina in cui Christian Dior rivoluzionò la moda col suo New Look, sviluppato poi nella linea “Naturelle”, che presentò nel 1951 a Venezia e, complice Jarach, anche negli spazi urbani: la ripresa fotografica fissò così il dialogo tra le forme degli abiti, i disegni dei tessuti e le colonne, le superfici, i colori e le venature dei materiali, i riflessi dell’acqua della città.

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L’acqua nelle contese tra Vicenza e Padova

By Samuel,

Lo studio ripercorre il ruolo determinante dei fiumi vicentini lungo i secoli della contrapposizione bellica tra Padova e Vicenza e sottolinea la decisiva rilevanza che le risorse idriche del territorio berico hanno sulla vita della comunità patavina ancor oggi. Una delle principali cause delle guerre tra le due comunità proveniva infatti dall’utilizzo delle acque del Bacchiglione e in particolare di quel canale di origine sconosciuta che oggi chiamiamo Bisatto.
Il volume è suddiviso in tre periodi distinti: il primo marchiato dalle ricorrenti guerre fino agli inizi del XV secolo quando le due città pacificate si sottomisero alla Repubblica Veneta; il secondo afflitto dalle frequenti e accese dispute sulla ripartizione delle risorse idriche tra Bacchiglione e Bisatto e quindi sulla autonomia di navigazione delle parti; il terzo corrispondente al contrastato momento dell’approvvigionamento delle acque potabili tuttora in evidenza ed attualità.

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Esiste – insomma – il giardino?

By Samuel,

«Non solo il giardino vive in un paeasaggio, ma puranco, come la musica e lo spettacolo teatrale, nel tempo; è evento mutevole, proteiforme, instabile, è forma inafferrabile, è il fiume di Eraclito l’Oscuro.
Esiste – insomma – il giardino?»
Il volumetto trascrive integralmente la conferenza conclusiva tenuta da Lionello Puppi a chiusura della prima edizione delle Giornate internazionali di studio sul paesaggio, organizzate dalla Fondazione Benetton Studi Ricerche a Treviso, il 6-7 febbraio 2004.
Ricordi personali, evocazioni letterarie, filosofiche e cinematrografiche regalano al lettore suggestioni e spunti di riflessione sul tema del giardino, sulla sua essenza e mutevolezza, sul suo rapporto con il paesaggio e con la quotidiana esperienza di noi tutti.

 

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Agnese Battistuzzi Dodero. Sogni su porcellana

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Catalogo della mostra personale di Agnese Battistuzzi Dodero, artista veneta presentata per la prima volta al grande pubblico. Le opere in mostra appartengono alle varie fasi di un percorso artistico durato quarant’anni, che l’artista per scelta ha trascorso lontano dai riflettori e che solo ora ha deciso di svelare, scoprendo tutto il fascino delle eleganti porcellane – Richard Ginori, Limoges, Hutschenreuther soprattutto –, a cui la sua abile mano infonde nuova vita, luce e significato. In esposizione alcune tra le opere più rappresentative della sua vasta produzione artistica comprendente vasi, piatti, alzate, vassoi, teiere, caffettiere, distinte in tre grandi sezioni tematiche: paesaggi, elementi vegetali, animali.
La finezza della porcellana – spiega l’artista – esige un disegno preciso e pulito, per cui i temi, siano fiori, frutta, paesaggi, animali, sono conseguenti a una necessaria osservazione della realtà, di libri di botanica e zoologia, di fotografie, di testi artistici, di cartoline e riviste a tema, anche se rielaborati.

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Storie minime della Grande Guerra dall’Archivio comunale di Roncade

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Storie di soldati, di prigionieri e di intere famiglie travolte da una guerra lunga e incomprensibile. Attraverso i documenti di archivio seguiamo passo passo le vicende personali di protagonisti spesso dimenticati. Ma oltre ai feriti e ai morti in battaglia, per malattia, nei lontani campi di prigionia, la guerra ha fatto numerose vittime civili con i bombardamenti nemici sul territorio e con la disseminazione di oggetti di morte che hanno visto ferimenti e decessi tra uomini, donne e bambini del comune di Roncade. Una lunga scia di sangue che non è finita con l’armistizio, ma si è trascinata nel tempo. Il volume contiene una sezione di Appendici con la storia di Ferdinando Nardari e la sua vicenda personale sullo sfondo della Grande Guerra e un elenco dei Decorati e dei Caduti della Guerra a Roncade. L’Album fotografico infine, propone una serie di riprese, molte delle quali inedite, di scene di vita e di guerra nel territorio roncadese.

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Felice Casorati. Persone

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Il volume, ampiamente illustrato, presenta un’analisi dettagliata e completa del dipinto di Felice Casorati Persone (1910). Opera cruciale della prima fase della ricerca casoratiana, il quadro appare quasi una prova generale, un centro intermedio di poetica, «un’opera d’arte mancata» che ha in sé da una parte i risultati delle esperienze, della ricerca, delle riflessioni compiute dall’artista fino a quel momento e dall’altra i germi del suo rinnovamento.
Per la prima volta nell’opera di Casorati, i mondi e i moti propri di ogni figura si mettono attorno a un tavolo rendendo esplicito il repertorio dei “tipi” (persone, personaggi, maschere, caratteri); alcuni di essi già trattati – la vecchietta, la bambina nuda di schiena e l’adolescente pensoso –, gli altri – l’uomo e le giovani donne – alla loro prima apparizione.

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Chiacchiere tra Cesco e Cesco

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«Cogito ergo sum. Se Cartesio fosse stato in un campo di concentramento, direi con certezza che egli ha trovato il cardine della sua filosofia in esso. Penso dunque esisto. Se non pensassi non esisterei. E capovolgendo posso dire che sto qui per pensare». Il diario di Francesco Dal Fior, classe 1916 – catturato dai tedeschi in territorio greco il 9 settembre 1943 e internato per venti mesi nei campi di concentramento di Siedcle in Polonia e di Sandbostel e Wietzendorf in Germania – è una testimonianza preziosa.
In queste pagine un giovane uomo decide di registrare le sue memorie, le interminabili giornate di prigionia, fatte di angoscia, noia, speranza, incertezza, paura, fede, per lasciare una traccia, per non dimenticare, per cercare di capire, e, quasi involontariamente, per tramandare un messaggio di speranza alle generazioni future.

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L’atelier dei fiori

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Un catalogo prezioso, che fa dialogare gli straordinari abiti di Roberto Capucci con le fotografie di Massimo Gardone, due artisti caratterizzati da un innato senso dell’astrazione che trovano una inaspettata sinergia all’interno di queste pagine, in cui le loro opere ci appaiono quasi generate dalla stessa mente creativa. I due artisti appartengono in realtà a generazioni, scuole, discipline diverse, ma sono uniti dallo stesso spirito creativo e da una grande sensibilità: in questi casi l’armonia viene spontanea.
20 fiori per 25 abiti, la cui lettura è arricchita dalle descrizioni di Enrico Minio Capucci e da interessanti schede botaniche di Matteo La Civita.
Testi introduttivi di Raffaella Sgubin, Carla Cerutti, Francesco Messina.

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Giulio De Vecchi 1867-1940

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La ricerca sulla figura di Giulio De Vecchi condotta da Matteo Bonanomi è un buon esempio di come si possa oggi fare storia dell’arte riunendo con perizia, attenzione e curiosità le minute tessere di un mosaico complesso e d’impervia ricostruzione.
L’itinerario biografico, ricostruito attraverso un meticoloso scavo d’archivio, traccia una geografia che salda i maestri dell’Accademia di Venezia con i protagonisti della scuola napoletana, per poi toccare altri centri cruciali nell’elaborazione del lessico visivo nazionale quanto nella costruzione del mercato artistico più corrente. Quello di De Vecchi appare come un percorso errabondo e discontinuo, che salda i poli estremi di un’Italia ancora ben distinta in scuole pittoriche regionali ma che si stava nel contempo affacciando a un panorama sdi controversa modernità.

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Prati urbani | City meadows

By Samuel,

I prati comunitari fanno parte di una storia anti-monumentale della città europea; lontani dall’estetica urbana codificata, hanno accompagnato discretamente il consolidamento e la formazione dei centri urbani moderni. Presenti nell’intera Europa, sono stati ambiti per il divertimento, luoghi di mercato e scambio, verdi spianate per il passeggio, sorta di “parenti poveri” e insieme precursori della grande tradizione dei parchi urbani. È in questi lacerti incolti che si è sperimentata per la prima volta l’associazione fra campagna e città, fra tessuto abitato denso e spazi vuoti verdeggianti; sono questi luoghi che hanno preparato il mutato atteggiamento culturale con cui oggi guardiamo ai processi naturali di occupazione vegetale di aree abbandonate, oltre che alle molte forme d’uso temporaneo che vi trovano spazio. I prati e la loro storia sono parte dell’attitudine con cui valutiamo il paesaggio urbano contemporaneo.
Diciotto autori affrontano la tematica dei vasti vuoti urbani sedimentati nella storia della città e del loro valore, nel contesto di una ricerca aggiornata di nuove accezioni di spazio comune nella dimensione civica odierna.

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