Ultimate Landscapes

By michela,

L’inedita narrazione per immagini del fotografo Claudio Orlandi sui ghiacciai della catena Alpina e sulle strategie volte a preservarne la struttura e la presenza, invita a una riflessione globale sulla condizione del nostro pianeta in questo delicato momento storico. Ultimate Landscapes è un long-term project partito nel 2008 attraverso il quale il fotografo romano Claudio Orlandi, appassionato di montagna, riprende in differenti sessioni annuali l’evoluzione e la tecnica di “copertura” di questi ghiacciai, in sei campagne fotografiche i cui esiti sono esposti nella mostra dal titolo omonimo.

Le fotografie colpiscono per la loro grande forza e carica estetica. Rivelano solo in un secondo tempo ciò che in realtà rappresentano: grandi teli che ricoprono montagne, solo avvicinandosi e osservando con attenzione, si notano specchi d’acqua e altri dettagli che poco alla volta svelano la natura del soggetto nell’ampio paesaggio alpino. I cambiamenti climatici – divenuti sempre più rapidi e intensi – hanno suggerito interventi per ridurre la sempre crescente fusione dei ghiacciai, che costituiscono una risorsa importante sia in ambito paesaggistico naturalistico che nelle attività legate all’alta quota. Così, nei mesi tra giugno e settembre, ampie superfici di nevi e ghiacci sono coperte con teli bianchi (geotessili) che le proteggono dalla radiazione solare. Dopo le prime sperimentazioni, il pluriennale utilizzo dei geotessili ha confermato la loro utilità sia nella conservazione di neve e ghiaccio, sia nel rallentare la tendenza alla frammentazione dei ghiacciai.

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Raffaello

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Luciano Buso propone un nuovo metodo di studio e un nuovo approccio all’opera d’arte.

Osservando da vicino i dipinti, l’autore rileva come essi celino immagini e scritte poco visibili a occhio disattento.

Le ricerche condotte sui principali maestri delle più svariate epoche hanno condotto lo studioso a ritenere che gli artisti abbiano celato, nel magma dei colori, scritte e sorprendenti figure. Elementi che ci consentono oggi di comprendere nel profondo le opere d’arte e i loro autori, vere e proprie firme autografe che eliminano i dubbi che ancora ci assillano davanti a dipinti poco documentati storicamente o con attribuzioni incerte.

Questo innovativo approccio all’opera d’arte contribuisce ora nell’esame ulteriore di alcune tra le più significative opere di Raffaello.

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Regolamento della Sacra Infermeria di Malta. 1725

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La riedizione in fac-simile del Regolamento della Sacra Infermeria di Malta, nella sua versione del 1725, è accompagnata da un volume in tre lingue (italiano, francese e inglese) che raccoglie testi e commenti dei massimi esponenti dell’Ordine di Malta e di tre cardinali che con l’Ordine hanno un particolare legame: il cardinale Tomasi, Delegato del Papa per l’Ordine stesso, il cardinale Ravasi, Presidente del Pontificio Consiglio per la Cultura e il cardinale Grech, Segretario Generale del Sinodo e già Presidente della Conferenza Episcopale maltese.

L’edizione – curata dall’Ambasciata dell’Ordine presso la Santa Sede – aspira a focalizzare l’attenzione del lettore su quella che è l’originaria e sempre presente vocazione dell’Ordine di Malta: l’accoglienza e la cura dei malati, dei feriti, dei poveri e dei rifugiati. Si rende evidente come già secoli fa le strutture ospedaliere dell’Ordine di Malta rappresentassero un’eccellenza assoluta nel panorama della sanità europea e come l’Ordine abbia contribuito a determinare un “ethos” europeo e a dare un proprio contributo alla creazione di un’identità culturale europea.

“Può sembrare paradossale suggerire la lettura di un regolamento – scrive il cardinale Gianfranco Ravasi – i testi normativi si rivelano, sì, puntuali e calibrati, ma proprio per questo sono a prima vista aridi e distaccati… Eppure il lettore che si inoltrerà in queste pagine, peraltro scritte in un delizioso italiano settecentesco, si troverà di fronte ad una sorta di narrazione con una sua trama vivace e un intarsio ideale di immagini. Per certi versi gli sembrerà di seguire un’anticipazione, sia pur antica, delle fortunate serie televisive dedicate alla vita che si svolge negli ospedali coi suoi protagonisti, medici e pazienti, con sceneggiatura, quindi, che apre a sorpresa uno spaccato sull’alta qualità dell’assistenza in quella ‘Sacra Infermeria’ melitense, persino nettamente superiore all’attuale accoglienza che il malato incontra nelle nostre strutture ospedaliere”. 

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Miniartextil – Numero 30

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Il catalogo dedicato alla trentesima edizione di “Miniartextil” racconta i primi trenta anni di storia della nota manifestazione comasca: ideata da Mimmo Totaro e Nazzarena Bortolaso, dal 1991 “Miniartextil” porta a Como le visioni evocative e la creatività di grandi nomi dell’arte tessile nazionale e internazionale, accanto a quelle di giovani emergenti.

Cuore dell’esposizione sono 54 opere di piccolo formato, i minitessili cui dal 1997 si affiancano installazioni site-specific e opere di grandi artisti.

Per l’edizione 2021 è stata allestita una grande mostra alla Pinacoteca Civica con opere di Magdalena Abakanowicz, El Anatsui, Joel Andrianomearisoa e altri, mentre una grande installazione è stata appositamente realizzata dall’artista Stefano Ogliari Badessi.

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Metamorphosis

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Il volume è disponibile in pre-ordine scrivendo a editoria@graficheantiga.it

Il catalogo di “Metamorphosis”, mostra ideata dalla Fondazione Bortolaso-Totaro-Sponga, è una narrazione polifonica che disarticola una costellazione di voci, prospettive e saperi differenti. Le opere in mostra e presentate nel volume sono parte di un processo di contaminazione tra tecniche e media, tra tradizione e innovazione, riuso e ripetizione.

La mostra è un tentativo di negoziazione con la tradizione e l’abilità di adattarsi e continuamente reinventarsi, misurandosi anche con le invenzioni tecnologiche.

“Metamorphosis”, a Como, presso Villa Olmo, è una ricerca che vuole fare il punto sull’arte tessile contemporanea: presenti opere di Kounellis, Buren, Hicks, Ferroni, Solakov, Donzelli, Arsanios e molti altri artisti.

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Giardini storici, verità e finzione. Letture critiche dei modelli storici nel paesaggio dei secoli xx e xxi

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Giardini storici, verità e finzione allude, con uno sguardo apparentemente ironico e ai limiti dell’irriverente, a quei momenti del secolo scorso nei quali si è fatto uso della storia per replicarne forme e modelli, arrivando a produrre vere e proprie copie di giardini, “falsi” che esprimono un’attitudine verso il passato che oggi possiamo rileggere con maggiore consapevolezza.

Allo stesso contesto, tuttavia, appartengono anche molti esempi più convincenti, che rivelano sensibilità diverse, grazie alle quali il lavoro nel campo del giardino storico è avvenuto all’insegna della continuità, sviluppando interesse sia verso la conoscenza, sia verso un esercizio creativo di interpretazione critica della storia.

A partire dai contenuti delle Giornate internazionali di studio sul paesaggio 2019 e di altri “cantieri” di ricerca e sperimentazione aperti dalla Fondazione nel periodo recente, si sono individuate alcune direzioni di approfondimento, sviluppate da diciotto autori in sedici contributi che ricostruiscono, per frammenti, una geografia complessa di relazioni, scambi e influenze reciproche molto fertili, che continuano ad alimentare anche la cultura contemporanea del giardino e del paesaggio e a ispirare interventi capaci di non congelare le forme del passato, ma di interrogarsi sulla continuità dei luoghi e dei contesti di appartenenza, e sulla presenza di coloro che li abitano e si prendono cura del loro futuro.

Il volume collettivo, curato da Monique Mosser, José Tito Rojo, Simonetta Zanon, raccoglie 16 contributi di studiosi.

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Padova nel Dogon. Il Dogon a Padova

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La cultura africana ha influito in maniera profonda e indelebile sulla modernità dell’Occidente, come ci ricorda il “periodo africano” di Pablo Picasso, collezionista di opere e sculture provenienti dall’Africa. L’Associazione Progetto Dogon Onlus è impegnata da anni in un cammino umanitario a favore del popolo della Regione dei Dogon, nel Mali. Il catalogo dedicato alla mostra “Padova nel Dogon. Il Dogon a Padova” – in occasione delle celebrazioni di “Padova Capitale Europea del Volontariato” – racchiude il lavoro di tanti anni in favore della popolazione africana, messa a dura prova dalla povertà, dalla penuria alimentare, dalla siccità e non da ultimi i mutamenti climatici e il terrorismo jihadista. Il segno tangibile di questo storico sodalizio è oggi visibile tra le pareti dipinte del Palazzo della Ragione di Padova e va letto come un segno di pace, di confronto e di collaborazione tra l’Occidente e l’Africa che, non dimentichiamo, è culla dell’Umanità. Una popolazione, i Dogon, ricchissima di tradizioni culturali, quali la loro arte e una cosmogonia cha da tempo li definisce per la loro conoscenza astronomica “figlia delle stelle”, della quale in mostra sono esposti pezzi preziosi provenienti dalla collezione privata di Umberto Knycz.

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Carte da Gioco e Cartoleri Trevisani

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L’universo delle carte da gioco, da secoli protagoniste del folclore, della cultura e dell’arte popolare non solo italiana, è ancora in buona parte inesplorato. In tale contesto, si assume in genere che le carte siano pervenute in Italia nel Trecento, importate da paesi arabi, ove sarebbero giunte dall’India o dalla Cina; i documenti più remoti, che dettano imposizioni fiscali e divieti vari, risalgono appunto a quel tempo. Non fa eccezione la genesi delle Carte Trevisane, forse il tipo italiano più antico. Questo esauriente saggio di Andrea Piovesan, frutto di studi e approfondimenti, connotato da una ricca iconografia, contiene novità di assoluta rilevanza dal punto di vista storico e cartagiocofilo. La pubblicazione è dedicata all’evoluzione delle Carte Trevisane a doppia testa dall’esordio ai giorni nostri, analizzata senza trascurare i dovuti legami con il modello originario, né la fondamenta le opera dei cartai di Treviso. Affascinanti scoperte attendono il lettore: dalla biografia di Francesca Rind – della quale soltanto il nome era a oggi noto – alla storia reale e documentata della ditta trevigiana Teodomiro Dal Negro, la più antica azienda famigliare di cartai attiva in Italia e dalla paternità delle incisioni che tuttora elevano le Carte Trevisane a piccole opere d’arte fino all’interpretazione dei motti e dei simboli che ne sono peculiarità esclusiva ed essenziale.

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Omaggio a Michelangelo Grigoletti

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Il volume monografico dedicato al pittore Michelangelo Grigoletti (1801-1870) è il risultato dell’impegno della sua città natale – Pordenone – a rendergli omaggio con una mostra a lui intitolata, che contribuisce a valorizzare uno dei suoi personaggi più illustri nell’ambito delle arti figurative del Friuli, ma non solo.

Le opere dell’artista varcano i confini nazionali per espandersi nella Mitteleuropa dell’Ottocento, con manufatti che testimoniano l’evolversi dello stile in relazione alla sua sensibilità alle correnti artistiche dell’epoca. La produzione spazia dalla pittura, di tema religioso, storico e mitologico, al disegno, in particolare legato alla ritrattistica.

I lasciti Grigoletti, anche da parte della famiglia dell’autore, sono i nuclei fondativi delle raccolte d’arte cittadine esposte a Palazzo Ricchieri e ben rappresentati in questo volume che traccia la storia e lo spessore di Michelangelo Grigoletti, rafforzando attraverso lui l’identità artistica-culturale friulana, nel segno delle sue radici e senso di comunità contemporaneo.

 

 

Vania Gransinigh è dottore di ricerca in Storia dell’arte contemporanea, si è occupata di pittura e scultura italiane dell’800 e del ’900. Dal 2008 è conservatore dei Civici Musei di Udine e dal 2011 responsabile di Casa Cavazzini, il Museo d’Arte Moderna e Contemporanea di Udine.

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L’odore del tempo

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Con una narrazione di ascendenza poetica, Lucio Carraro racconta la straordinaria avventura esistenziale della sua generazione, l’unica nella storia dell’umanità ad aver vissuto tre epoche in una vita sola. Lo fa guidato dagli stradari olfattivi che le hanno caratterizzate e che costituiscono il fil rouge della sua densa ricognizione. Si avvale, stilisticamente, di concept letterari che vanno oltre la cronaca per scrutare, nelle cose piccole come nei grandi eventi, i flutti, le rapide e le tempeste dell’impetuoso, quanto imprevisto nelle sue accelerazioni, corso del tempo.

Ma dove sfocerà questo travolgente fiume? Potranno ancora gli uomini assaporarne la quieta frescura della sera o andrà oltre la storia, risucchiato dal gorgo del transumanesimo?

 

Lucio Carraro (Mogliano Veneto, 1954) è scrittore periferico alla poesia. Per anni felicemente impegnato come maestro e copywriter, ha scritto diversi libri su persone, paesaggi, sentimenti. Fra le pubblicazioni più recenti: Agosto (Arcari editore) Il senso della lumaca e altre storie (Slow Food editore) Cuoche, le radici della cucina (Antiga Edizioni), Convivio (Antiga Edizioni).

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