Venetia Fragrans

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A distanza di secoli, il patrimonio di cultura gastronomica ereditato da Venezia continua a riverberare nelle cucine delle Venezie, del Friuli e dell’Istria, l’antica X Regio imperiale Venetia et Histria.

Le spezie d’Oriente, che fecero del mercato di Rialto la Wall Street europea; l’introduzione del mais “gloria veneta”, la diffusione dell’editoria in materia di precetti culinari e di buona salute fin dal Quattrocento; la suggestione di pietanze tipiche delle varie parti di un impero multietnico che si estendeva dalle province lombarde, alla Dalmazia, all’Albania e alle isole greche; le esperienze e i costumi proposti dalla rete di Ville patrizie in tutta la Terraferma; sono altrettanti elementi che fanno oggi ancora del Nord Est italiano un’area d’eccellenza per il turismo enogastronomico.

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Musei civici di Treviso. La Pinacoteca

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Il lungo lavoro di aggiornamento del catalogo generale della Pinacoteca Comunale di Treviso, avviato negli anni ’90 del secolo scorso, propone ora il risultato di tanta meticolosa cura: con la revisione degli antichi inventari e il riordino dei depositi si è giunti a catalogare oltre 1200 opere.
Il progetto editoriale, realizzato con il contributo e il sostegno dell’Associazione Amici dei Musei, prevede tre volumi dedicati rispettivamente alla pittura romanica e gotica (opere dal secolo XII alla metà del XV), alla pittura del Rinascimento e Manierismo (dalla seconda metà del secolo XV a tutto il XVI), alla pittura del Barocco e Rococò (secoli XVII e XVIII).

Nel primo volume vengono illustrate 99 opere, in prevalenza di Tommaso da Modena, con schede di approfondimento relative alle chiese di San Martino, San Bartolomeo, San Francesco,
Santa Margherita, oltre a vari affreschi di case e palazzi della città dipinta.

Il comitato scientifico è composto da Enrica Cozzi, Sergio Marinelli, Eugenio Manzato e Andrea Bellieni; le studiose Roberta Rizzato e Chiara Torresan hanno redatto le schede tecniche delle nuove opere catalogate.

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Merita un monumento

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Da sei secoli, prima che Andrea Palladio costruisse lo straordinario loggiato, la Basilica è il centro della vita di Vicenza. Il salone ha accolto imperatori all’epoca di Colombo, alla fine del XVI secolo nel cantiere della Basilica si giocava anche (abusivamente) a calcio mentre un secolo dopo all’ombra delle logge si svolgevano tornei cavallereschi e cacce di tori. Era il 1799 quando in piazza dei Signori si accamparono i cosacchi del Don e ai primi dell’Ottocento all’interno della sala grande si andava perfino a caccia. La Basilica ospitò nel 1871 un’affollata Expo e Mussolini nel 1938 vi inaugurò la mostra del fascismo. 

Restaurata dopo il bombardamento dell’ultimo conflitto mondiale, nel dopoguerra la Basilica diventò perfino un palasport, ospitò concerti lirici e di musica leggera, feste studentesche, commedie di Goldoni, mostre di architettura… per vent’anni, sino al recente grande restauro che ha dato nuova vita al gioiello di Palladio. Sotto la Basilica è stata festeggiata la fine della Grande Guerra ed è stato accolto dai vicentini in festa Giovanni Paolo II

Con una storia così, non merita un monumento? 

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Lirica senza lirica

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Il primo volume “italiano” di poesie di Igor´ Cholin esemplifica la produzione di un autore il cui stile minimalistico restituisce al lettore squarci di vita quotidiana con tono antiretorico. Cholin, all’altezza degli anni Cinquanta del XX secolo, ritrae quasi con distacco una realtà (tedio, ubriacature, risse, infedeltà coniugali, soprusi, indigenza, abusi, morti violente e altri fenomeni di vita degradata e “bruta”) che è, principalmente, quella delle “baracche”, ossia abitazioni fatiscenti concentrate soprattutto nei lager o nei dintorni delle città più popolose dell’Unione Sovietica. Accanto al Cholin “baracchesco”, che costituisce il nucleo nel volume, trovano posto anche testi divertiti sull’avanguardia dell’Urss in campo tecnologico, versi sull’orrore della guerra e, infine, composizioni in cui l’autore si pone al centro della scena, disvelandosi ora con piglio ferocemente autoironico, ora con brevissime illuminazioni filosoficheggianti. Edizione bilingue italiano/russo.

Igor´ Sergeevič Cholin (1920-1999) è stato poeta e prosatore. In ambito ufficiale ha dato alle stampe solo testi per bambini; in epoca postsovietica viene alla ribalta come uno degli autori più importanti della cosiddetta “scuola di Lianozovo”.

Alessandro Niero insegna letteratura russa all’Università di Bologna. Si occupa di poesia russa e di questioni di traduzione. Per le sue traduzioni ha ricevuto vari riconoscimenti, tra cui, nel 2012, il premio «Čitaj Rossiju / Read Russia» per il volume Trentatré testi di Dmitrij Prigov.

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Skrudur, Nupur

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La Fondazione Benetton Studi Ricerche promuove annualmente, dal 1990, una campagna di attenzioni verso un luogo particolarmente denso di valori di natura, di memoria e di invenzione.
Il vincitore dell’edizione 2013 è Skrúður (Skrudur), un orto riposto sulla riva di uno dei fiordi che solcano la regione nord-occidentale dell’Islanda, a pochi chilometri dal circolo polare artico. Adagiato su un declivio che guarda a sud-ovest verso la lingua d’acqua del Dýrafjörður, è circondato alle spalle dalla cortina solenne di montagne dai fianchi mossi dall’erosione glaciale e a valle da un terreno brullo che digrada verso la riva del fiordo. Con la scuola, la chiesa e la fattoria di Núpur compone un luogo nel quale una comunità ha avviato all’inizio del XX secolo un progetto che in questa terra si presenta come sfida a condizioni ambientali estreme e a pressanti istanze di miglioramento della condizione umana: coltivare la terra e avere cura di un processo indirizzato alla conoscenza, all’educazione e all’elevazione sociale. Skrúður è in sé un presidio e un crogiuolo: il suo recinto descrive una condizione che cerca un punto di contatto tra due mondi, quello della confidenza e della fiducia nel coltivare la terra, e quello dello sguardo cosciente sulla vastità di luoghi che accompagnano la stessa esperienza umana.

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Skrudur, Nupur. Versione inglese

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La Fondazione Benetton Studi Ricerche promuove annualmente, dal 1990, una campagna di attenzioni verso un luogo particolarmente denso di valori di natura, di memoria e di invenzione.
Il vincitore dell’edizione 2013 è Skrúður (Skrudur), un orto riposto sulla riva di uno dei fiordi che solcano la regione nord-occidentale dell’Islanda, a pochi chilometri dal circolo polare artico. Adagiato su un declivio che guarda a sud-ovest verso la lingua d’acqua del Dýrafjörður, è circondato alle spalle dalla cortina solenne di montagne dai fianchi mossi dall’erosione glaciale e a valle da un terreno brullo che digrada verso la riva del fiordo. Con la scuola, la chiesa e la fattoria di Núpur compone un luogo nel quale una comunità ha avviato all’inizio del XX secolo un progetto che in questa terra si presenta come sfida a condizioni ambientali estreme e a pressanti istanze di miglioramento della condizione umana: coltivare la terra e avere cura di un processo indirizzato alla conoscenza, all’educazione e all’elevazione sociale. Skrúður è in sé un presidio e un crogiuolo: il suo recinto descrive una condizione che cerca un punto di contatto tra due mondi, quello della confidenza e della fiducia nel coltivare la terra, e quello dello sguardo cosciente sulla vastità di luoghi che accompagnano la stessa esperienza umana.

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Verona. Un territorio fortificato

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Il territorio veronese è stato, dall’epoca romana a quella asburgica, un centro strategico-militare di primaria importanza per il controllo dell’area padana ed il suo collegamento con l’area germanica. La città ha rappresentato nel risorgimento italiano l’obiettivo “ centrale” di ogni campagna militare. È in quest’area che si concentra l’enorme impegno finanziario e militare dell’Impero austro-ungarico che vede Verona quale centro della regione fortificata del Quadrilatero (Verona, Peschiera, Mantova, Legnago). 

Al rinnovo delle cinte murarie segue la realizzazione di numerosi forti che circondano le piazzeforti integrate dai campi trincerati di Pastrengo e Rivoli. 

Come testimoniano le splendide fotografie di questo volume, l’area veronese che va dal Lago di Garda alle prealpi del Baldo e dei Lessini, ai fiumi Adige e Mincio può definirsi un “territorio fortificato”, un patrimonio storico che per estensione e qualità architettonica ed ambientale è tra i più importanti in ambito europeo. 

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Tomaso da Modena

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Atti del Convegno “Tomaso da Modena a Treviso. Pitture murali trecentesche restaurate nel Veneto Orientale” (Treviso, Museo Civico di Santa Caterina, 22 aprile 2010).

La città di Treviso conserva eccezionali testimonianze del lungo soggiorno in città del celebre pittore modenese.

I saggi prendono in esame le opere di Tomaso da Modena presenti nella chiesa di San Nicolò, il pregevole ciclo di affreschi delle Storie di sant’Orsola ora collocate nel Museo Civico di Treviso e il restauro degli affreschi di Guariento nella Reggia Carrarese di Padova.

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DOMIN[icus] ZONUS/EPISCOPUS/CHISSAMENSIS

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Una poco nota famiglia cittadina veneziana e alcuni suoi protagonisti; Domenico Zono: una grande ma dimenticata figura di prelato (che cambiò nome), una diocesi cretese e un inedito ritratto di Tiziano. 

La penna di Lionello Puppi descrive magistralmente le vicessitudini di questo inedito dipinto di uno dei più grandi artisti del Rinascimento. 

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I dolci segreti dei pasticcieri padovani. Volume 2

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Dopo la fortunatissima prima edizione de I dolci segreti dei pasticcieri padovani, a meno di un anno di distanza esce il secondo volume che raccoglie 23 nuove ricette proposte da alcuni dei più rinomati pasticcieri padovani. Un volume riccamente illustrato, e che comprende anche una breve descrizione di ogni pasticceria e del suo Maestro pasticciere, che racchiude le dolci specialità di ognuno di loro. Chi lo desidera può cimentarsi in quest’arte seguendo le ricette proposte che sono illustrate e spiegate in modo chiaro e completo.

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