Treviso, in 3 volumi i 750 anni di storia dell’ospedale

08.06.2011

[La Padania]

Nel 1261 era già attiva la Confraternita di Santa Maria dei Battuti

Treviso – Settecentocinquant’anni di Sanità a Treviso. Oltre sette secoli di storia dell’ospedale del capoluogo della Marca ripercorsi minuziosamente da quando iniziò ad operare, sulle rive del Sile la
Confraternita di Santa Maria dei Battuti ai giorni d’oggi che vedono il polo ospedaliero trevigiano, primo del Veneto dopo i due policlinici universitari e riconosciuto a livello internazionale per eccellenze cliniche e nel campo dell’innovazione tecnologica.
Una storia avvincente, simbolo dell’impegno secolare veneto in campo sociosanitario e solidaristico, che oggi è ripercorribile nei tre volumi che compongono il cofanetto "Santa Maria dei Battuti di Treviso, L’Ospedal Grando". Un’opera editoriale di rilievo, frutto della ricerca condotta per Edizioni Terra Ferma per 4 anni dagli storici italiani Ivano Sartor, Gianpaolo Cagnin, Danilo Gasparini e dallo statunitense David D’Andrea.
L’opera, per ampiezza di documentazione trattata tra le più approfondite nel panorama nazionale, è stata presentata ieri a Treviso dal direttore generale dell’Azienda Ulss 9 Claudio Dario e venerdì alle 16 sarà oggetto di un evento pubblico al Teatro Comunale. «Fino a quest’ultima ricerca, la nascita dell’ospedale di Treviso era fatta risalire al XIV secolo. La nuova opera fissa 100 anni prima di quanto si è sempre ritenuto i primi passi dell’istituzione sanitaria trevigiana. Più precisamente al 1261, anno in cui, grazie all’appoggio del vescovo Alberto da Vicenza, era già attiva a Treviso la Confraternita di Santa Maria dei Battuti – sottolinea Dario –. Dalle prime mosse l’ospedale
si è evoluto fino a diventare la moderna azienda sanitaria odierna» con l’ospedale di Cà Foncello su un terreno donato all’amministrazione oltre 500 anni fa. Dario ricorda che l’ospedale medievale degli esordi «vantava una larga diffusione di sedi sul territorio e si occupava non solo dell’attività ospedaliera ma anche di un’ampia assistenza sociale che andava dalla previdenza per le fasce sociali più fragili, all’istruzione e la crescita degli orfani, al sostegno alle vedove e delle famiglie disagiate».