Dall’Ospedal Grando al Ca’ Foncello

08.06.2011

[Corriere del Veneto – Treviso e Belluno]

L’opera – Il cofanetto «Santa Maria dei Battuti di Treviso», edito da Terra Ferma, presentato al Comunale

Sette secoli di sanità trevigiana in tre volumi curati da quattro storici

Treviso – Filosofie a chilometri zero ante litteram, con l’acquisto, nel 1972, dei terreni di Ca’ Tron per garantire ogni giorno cibi freschi e di stagione all’ospedale di Treviso.
Scoperte curiose, come l’appartenenza di un dipinto di Gregorio Lazzarini che da un secolo addobba le sale della sede municipale, all’azienda socio-sanitaria . Lasciti come quello del grande benefattore Andrea del Porcelletto. Le sue ultime volontà istituivano erede dei suoi beni la Scuola dei Battuti, ponendo come vincolo la celebrazione di due messe alla settimana a Santa Caterina e un dono annuale alla chiesa e ai frati dell’Ordine dei Servi di Maria; non in danaro, ma in vino, un bene che ha continuato ad avere un parametro monetario con quotazioni rilevate dalla Camera di Commercio. E che ancora oggi l’azienda socio-sanitaria trevigiana continua a versare alla chiesa di San Leonardo.
Sono solo alcuni degli eventi che rendono grande la vicenda dell’ospedale di Treviso, una storia lunga più di sette secoli e ripercorsa nelle oltre mille pagine che compongono i tre volumi del cofanetto «Santa Maria dei Battuti di Treviso, L’Ospedal Grando». Un’opera monumnetale, frutto della ricerca condotta per quattro anni dagli storici Ivano Sartor, Danilo Gasparini, Giampaolo Cagnin e David D’Andrea, fresca di stampa per i tipi di Edizioni Terra Ferma, grazie ad una cordata di sponsor. I 750 anni di sanità trevigiana sono raccontati in maniera avvincente, da quando iniziò ad operare sulle rive del Sile la Confraternita di santa Maria dei Battuti ai giorni d’oggi.
Istituzione longeva, quella ospedaliera, la cui nascita, grazie a quest’opera, è stata fissata con precisione al 1261, anno in cui, grazie all’appoggio del vescovo Alberto da Vicenza, era già attiva a Treviso la Confraternita di Santa Maria dei Battuti.
«Dalle prime mosse – sottolinea il direttore generale della Ulss 9 Claudio Dario –, l’ospedale si è evoluto fino a diventare la moderna azienda sanitaria odierna in una diretta eredità morale e legale».
L’ospedale medievale degli esordi era molto più simile all’azienda sociosanitaria di oggi che non ad un ente ospedaliero.
«Vantava una larga diffusione di sedi sul territorio – prosegueDario – e si occupava di attività ospedaliera, ma anche di un’ampia assistenza sociale, dalla previdenza per le fasce sociali più fragili, all’istruzione e la crescita degli orfani».
L’opera sarà oggetto di un evento pubblico dal titolo «L’Ospedale e il territorio: sette secoli di storia trevigiana. Dalla Scuola dei Battuti alle nuove sfide per la salute», che si terrà venerdì 10, dopodomani, dalle 16 del pomeriggio al Teatro Comunale.

Federica Baretti