La memoria ritrovata delle acque vicentine

10.04.2012

La ricerca. Curiosità, personaggi, storie e misteri nel corso dei secoli

Venerdì 13 alle18 in sala Stucchi
A palazzo Trissino si presenta il volume "La memoria delle acque vicentine"

Si intitola "La memoria delle acque vicentine – Storie, personaggi, curiosità e misteri dei fiumi e torrenti lungo i secoli". Ne è autore Antonio Di Lorenzo, ha 108 pagine ed è ricchissimo di immagini d’archivio e mappe antiche, in gran parte fornite dalla Biblioteca Bertoliana. Il libro sarà presentato venerdì 13 alle 18 nella sala degli Stucchi a palazzo Trissino: oltre all’autore, partecipano all’incontro il sindaco Achille Variati, il presidente di "Acque Vicentine", Angelo Guzzo, e Lorenzo Altissimo, direttore del Centro idrico di Novoledo. Nell’incontro saràproiettato un video, realizzato da Raffaele Colombara, che ripercorre le immagini più significative del volume. Il libro, di cui accanto si propone il capitolo iniziale, è stato edito da TerraFerma, e giunge dopo i libri dello stesso autore su "Perché ci chiamano vicentini magnagati" e, con Andrea Mason, sulla storia dello stadio "Menti".

 

LA MEMORIA RITROVATA DELLE ACQUE VICENTINE

Mille anni fa era l’Astico che scorreva sotto ponte degli Angeli. Si svolgevano battaglie navali sul lago Pusterla, ampio dalla chiesa di Araceli sino a Povolaro

Antonio Di Lorenzo

L’acqua ha la capacità di metabolizzare la storia di una comunità, e di ritrasmetterla, come un film che riporta indietro nel tempo. I secoli passano rapidi nella mente, i quadri cambiano velocemente. Appena ieri la spiaggia dei vicentini sul Bacchiglione era animata da una squadra di goliardi senza età, tra cui il salumiere Araldo Geremia, che s’era battezzata come "I delfini del Livelon". Ed era l’altro ieri quando i ragazzini dell’era fascista nuotavano nella piscina – la prima a Vicenza – ricavata nel fiume vicino al torrione di porta Santa Croce. Qualcuno di loro è ancora vivo. Così come sono ancora parecchi, a iniziare dalla testimonianza di Giuseppe Corrado, imprenditore orafo, che ricordano bene i bagni fatti da bambini nel fiume a ponte Pusterla. Mille anni fa l’acqua che passava sotto il ponte degli Angeli era quella dell’Astico, poi gli Ingegneri della Serenissima deviarono il suo corso a Montecchio Precalcino con i "murazzi" e il suo alveo fu occupato dal Bacchiglione. E pensare che l’Astico a Vicenza aveva creato anche un lago, il lago Pusterla appunto, vasto cinque chilometri: dalla chiesa di Araceli fino a Povolaro e a Montecchio Precalcino. Racconta il Barbaran che i nobili nel medioevo su questo lago organizzavano anche le battaglie navali, le numachie, alla moda degli antichi romani. Quando l’Astico cominciò a ritirarsi, nel XIII secolo, sui terreni liberi fu costruito il conconvento e la chiesa di San Bortolo, che diventò poi l’ospedale di Vicenza. Qualche eredità di quel lago è rimasta fino a noi: il nome Saviabona del quartiere non vuol dire altro che "sabbia buona". Era quella del letto dell’Astico. Il problema delle inondazioni non riuscì comunque a risolverlo completamente neanche la "Serenissima", perché da almeno quattrocento anni si sperimentano rimedi alle piene. Con scarsa fortuna. Neanche la deviazione dei due fiumi, realizzata nel 1876, sistemò definitivamente la questione. Va ricordato che la separazione di Bacchiglione e Retrone e la creazione di quello che oggi si chiama viale Giuriolo fu un progetto dell’ing. Carlo Beroaldi: in precedenza, sulla questione, erano stati elaborati e non realizzati quattordici (diconsi quattordici) progetti. Le alluvioni a Vicenza erano già un problema di cui dava conto Paolo Diacono nel 579 avanti Cristo. Ma un altro scrittore romano, Eliano, nel terzo secolo dopo Cristo (come ha scoperto Fernando Rigon) raccontava delle meravigliose anguille che si pescavano nel Retrone e le ha rese celebri in tutto l’impero romano. L’acqua è sempre stata una forza che porta lavoro. Muoveva le pale dei mulini, che nel Cinquecento davano forza a segherie, tintorie, lanifici, setifici, ai magli e via elencando. A Vicenza tra la fine del XVe l’inizio del XVI secolo l’economia conosceva un "boom" di attività durato tutto il secolo. Erano centinaia i mulini e le pale idrauliche a Vicenza, forse quattrocento; ne sono stimati ottocento in tutta la provincia. Tanti? Solo per la lavorazione della seta ne sono stati contati cento alla fine del Sedicesimo secolo.