Vaghe stelle dell’Orsa

20.10.2014

Le stelle di Freya Stark
Memorabilia di un mito
Omaggio all’esploratrice inglese
Achille Scalabrin

ASOLO (Treviso)
È stata una viaggiatrice leggendaria del XX secolo. A partire dagli anni ’20, a piedi o a dorso di cavallo, mulo e cammello Freya Stark stata in Egitto, Siria, Palestina, Libano,
Persia, Turchia, Arabia, Iraq, Nepal. Ma è stata anche la prima ferangi (europea) a inoltrarsi in terre dal nome magico e oggi inabissatesi nel calderone della geografia: Luristan, Aramut, Mazanderan, Hadramaut. «Avevo un unico scopo, – ci disse in un’intervista nel 1986 – cercare la saggezza e la storia, e divertirmi». Andava alla scoperta di popoli e civiltà, possibilmente prima «delle devastazioni della civiltà moderna». Sempre partendo da Asolo, che di questa inglese minuta e tenace era diventata la patria.
E la cittadina trevigiana ricambia oggi tanto amore dedicandole una mostra (aperta fino al 23 novembre, catalogo Antiga edizioni). Vaghe stelle dell’Orsa – Viaggio sentimentale di Freya Stark, è il titolo scelto dalle Freyadi, piccolo gruppo di amiche che l’hanno conosciuta nel suo periodo asolano.
Nella sala della Ragione, c’è la Dame Freya meno nota, compresa la sua passione per il disegno. Nei "taccuini segreti" ecco fissate le immagini colte nel suo pellegrinare o tra i luoghi più familiari. Personaggi e paesaggi con cui fermare il tempo per poi trasferirli nei suoi libri (purtroppo pochi quelli tradotti in Italia). In Inghilterra, la Stark – morta ad Asolo nel 1993, a cent’anni – è considerata tra i caposcuola del travel writing.
Ma è soprattutto un mito, e la mostra curata da Annamaria Orsini (mettendo insieme gli oggetti custoditi da Anna Modugno, assistente della Stark negli ultimi anni della sua vita) apre una finestra nel suo "giardino dell’anima". Gli splendidi abiti (tra cui un burqa) indossati durante i viaggi tra emiri e capitribù, le tazze per il tè, il minuscolo astuccio porta aghi, i raffinati ricami con sui era solita rilassarsi o «sembrare innocua» durante i suoi spostamenti tra montagne e deserti: memorabilia.
Una tranquilla dama inglese, ecco il volto meno conosciuto di questa donna anticonformista, generosa e coraggiosa.
I cappellini, indossati per nascondere il ricordo di un brutto incidente subito da bambina, le davano poi un’aria innocua. La stessa che forse le consentiva di concludere al meglio le missioni che i servizi segreti britannici le affidavano in Medio Oriente.
Amica di Elisabetta I d’Inghilterra, di Churchill, Laurence d’Arabia, Bernard Shaw, Bernard Berenson, lord Kitchener, Montgomery, Dame Freya amava viaggiare nell’Islam da sola perché «se si va con altri, tutto finisce in parole». Qualche sceicco l’avrebbe voluta in moglie, ma lei rifiutò perché, ci disse, «non volevo essere messa in un posto per tutta la vita». L’unico luogo in cui accettò di fermarsi fu Asolo, come la Regina Cornaro ed Eleonora Duse.
La mostra è un omaggio dovuto, aspettando tuttavia una grande rassegna che racchiuda tutto di Freya, storia e mito.