Un libro per non dimenticare i bimbi di Chernobyl

18.11.2011

La Tribuna di Treviso

«L’area attorno a Chernobyl tra l’Ucraina e la Bielorussia, un raggio di 200 chilometri, è ancora fortemente interessata dalle radiazioni, ma la gente continua ad abitarci lì vicino, e i bambini che continuano a nascere sono fortemente debilitati». Ha visto quei luoghi la giornalista mestrina Francesa Bellemo al seguito del convoglio di «Help for Children», l’organizzazione umanitaria che si occupa di portare aiuti ai bimbi del posto, e ha potuto rendersi conto dei danni che ha causato e che continua a fare l’incidente nucleare avvenuto a Chernobyl il 26 aprile 1986. Un viaggio che l’ha segnata e da cui è stato tratto un reportage: «Finché soffia il vento di Chernobyl» (Terra Ferma edizioni), con le significative foto di Alessandro Scarpa, che verrà presentato stasera alle 20.30 all’auditorium Mario del Monaco di Catena di Villorba. Un lavoro il cui ricavato andrà interamente ai progetti onlus che vedono protagonisti i bimbi della Bielorussia, dove appunto soffia il vento portando il veleno nucleare dall’Ucraina. Una serata che sarà un’occasione per parlare dello stato delle cose e dei progetti in atto di Help for Children, di cui saranno presenti i due responsabili, Renato Salomoni per il regionale e Piero De Grandis per Venezia, assieme all’autrice del libro. Saranno anche proposti dei brani letti da Antonella Zanoni con l’accompagnamento musicale di Marco Zamengo.
«A dire il vero il libro ha già realizzato dei proventi – spiega felice Francesca – che sono già stati destinati a costruire dei bagni per la scuola elementare di Nedaika nella regione di Gomel. Qui i bambini sono costretti a fare i loro bisogni in latrine fuori l’istituto, con gli inverni di neve e temperature costantemente sotto lo zero». Si tratta dunque di migliorare quelle condizioni di vita che da noi sono di fatto garantite a tutti.
«Help for Children – continua Francesca – si occupa soprattutto di portare i bambini bielorussi in Italia, ospiti delle famiglie per almeno un mese a scopo terapeutico. La gente continua ad abitare le
zone limitrofe a quelle più pericolose, ancora esposte a radiazioni. Continuano a nascere bambini debilitati e l’unico modo per curarli è portarli fuori da quei luoghi un periodo per dar loro modo di migliorare la salute, rigenerarsi e smaltire il veleno radioattivo».
Un progetto di solidarietà che vede due popoli, italiano e bielorusso, intrecciare e stringere amicizia in nome di una catastrofe, Chernobyl, che continua a mietere vittime ancora a 25 anni di distanza. Senza contare il disastro nucleare della centrale di Fukushima in Giappone, occorso con lo tsunami del marzo scorso, di cui ancora non si conoscono le proporzioni e i terribili danni.

Lieta Zanatta