Lorenzo Lotto: emozioni nascoste

20.05.2011

[La Vita del Popolo]

"Il buon Dio si nasconde nei particolari". Questa famosa massima di Aby Warburg, il maestro della moderna iconologia che invitava a cogliere nei dettagli, ovvero negli attributi e nei simboli il senso dell’opera d’arte complessiva, ci introduce in maniera efficace all’analisi di un volume da poco pubblicato.
"Lorenzo Lotto / emozioni nascoste", così si intitola il volume curato da E. Dezuanni, E. Manzato, e G.C.F. Villa, pubblicato da Antiga edizioni, propone, infatti una lettura particolarmente suggestiva dell’opera di uno dei più grandi pittori della storia dell’Arte Veneta, precisamente Lorenzo Lotto.
Partendo da una attenta indagine dei dettagli più significativi delle Pale dell’insigne artista, veniamo invitati a coglierne i profondi significati simbolici e spirituali.
È il caso, ad esempio, delle espressioni del volto dei personaggi che sono sempre in perfetta coerenza con gli eventi storico – salvifici in cui sono inseriti. Emblematico è, a questo riguardo, l’atteggiamento delle Vergini Annunciate, "fanciulle graziose colte in domestica meditazione" che, come ha ricordato puntualmente E. Manzato, "alzano con delicatezza verso il Dio da cui viene l’annuncio uno sguardo venato appena di consapevole tristezza" (si veda "Lorenzo Lotto / emozioni nascoste", Antiga edizioni, 2011, p. 34).
La stessa cosa vale per i gesti delle mani, per i libri che spesso ricorrono nei dipinti di L. Lotto, o per il paesaggio che fa da sfondo alle Pale d’Altare.
Sono tutti dettagli significativi che, legati fra di loro e colti in una visione di insieme, aiutano a comprendere la bellezza e la spiritualità dell’opera.
Alla luce di queste considerazioni proviamo allora a rileggere la "Madonna in trono col Bambino e i santi Pietro, Cristina, Liberale e Girolamo", sormontata da una lunetta con "Cristo morto sorretto da due angeli", conservata nella chiesa parrocchiale di Santa Cristina di Quinto di Treviso, prestando attenzione ai molti dettagli simbolici di cui si serve l’artista per costruire un discorso, ovvero una narrazione bella, suggestiva e capace di trasmettere profonde emozioni di natura anzitutto spirituale.
La parte inferiore della Pala presenta la Madonna col Bambino in trono, circondata da Santi, all’interno di un’architettura che simboleggia la Gerusalemme Celeste, luogo dove si svolge la Sacra Conversazione e meta finale del cammino di fede dei credenti. Osservandola attentamente veniamo colpiti da una serie di dettagli che rispondono a precise valenze simboliche e spirituali. Pensiamo ai tre libri che compaiono nel capolavoro. Uno è posto sul ginocchio di Maria; trattenuto dalla sua mano ci ricorda che la Vergine è "Sedes Sapientiae" su cui siede il Cristo, Re di giustizia, in virtù del Sacrificio della Croce, vissuto in obbedienza al Padre. C’è poi un secondo libro aperto nelle mani di San Pietro; egli che ha indagato le antiche profezie ci ricorda che tutte le Sacre Scritture ci parlano di Cristo e ci guidano alla comprensione del Suo Mistero Pasquale.
All’accoglienza del Disegno divino di Salvezza contribuisce la figura di San Girolamo, il cristiano, osserva E. Manzato, "che ha appreso la verità dai Vangeli e lo prova, sulla copertina del volume chiuso, il rilievo col Cristo passo che si collega a quello della lunetta" (vedi, op. cit. p. 36).
Tutto ruota dunque attorno agli eventi della Passione, come provano altri tre dettagli simbolici: il cardellino, in mano al Bambino Gesù, prefigurazione della Passione di Cristo, il fico, che spunta dietro il muretto e che ci ricorda la realtà del peccato originale, e l’uccello che mangia l’uva nel mosaico absidale antico, simbolo già in età paleocristiana di Resurrezione.
Passiamo ora alla lettura della lunetta che sormonta la Pala. Essa ci presenta il Cristo morto, sorretto da angeli dolenti che, con intensa drammaticità, "emerge potente in primo piano dal buio" (op.cit., p.133).
Emerge dunque un profondo legame compositivo tra le due parti della composizione. Tutto ciò attesta che ci troviamo di fronte ad uno dei capolavori assoluti della pittura veneta cinquecentesca, una pagina dell’Arte Sacra, in grado di provocare e scuotere la nostra fede interpellando la nostra anima e la nostra sensibilità.

Roberto Durighetto