Un abbraccio sfiderà Chernobyl

28.12.2010

[Nital.it]

Reportage realizzato da Francesca Bellemo, giornalista, ed Alessandro Scarpa, fotografo, nel maggio 2010, in occasione dell’annuale convoglio umanitario di Help for Children Onlus, in Bielorussia.

Testo di Francesca Bellemo – Fotografie di Alessandro Scarpa

Cemento color pastello, infissi sigillati con scotch posticcio, abitazioni fatiscenti che sfidano il gelo della Siberia. Ordine, pulizia, aiuole fiorite, monumenti dipinti a nuovo con la falce e martello che spicca sullo sfondo rosso. La Bielorussia si presenta come una vetrina addobbata per le feste, ma sotto la superficie colorata emerge tutta la sua arretratezza.
Palloncini colorati e fiori, il petto dei vecchi reduci è appesantito dalle molte medaglie durante la festa nazionale del 9 maggio. La Bielorussia celebra la vittoria del comunismo sul nazismo con spropositata festosità, in modo solenne, nostalgico. Interpreta una parodia dalle tinte eccessivamente caricate, nascondendo la triste consapevolezza che la realtà è un’altra e che il tempo del trionfo militare ha lasciato spazio ad un sopito disgregamento politico ed economico dell’impero sovietico.
Basta allontanarsi appena dal centro città, svoltare l’angolo dietro la facciata dei condomini per entrare in contatto con un paese afflitto da grandi povertà.
Povertà materiali ma soprattutto spirituali. Un paese dove 70 anni di regime sovietico hanno quasi annientato la cultura e la civiltà di un popolo estremamente ricco di creatività e tradizioni, di fede.
Un paese dove la libertà di espressione e di opinione politica non è mai stata conosciuta, se non per pochi anni dopo il crollo dell’Unione Sovietica nel 1989. Oggi il premier Lukashenko frena ogni sprazzo democratico con la forza, ogni dissidenza con la repressione.
La Bielorussia è anche il paese che è stato maggiormente colpito dal fallout radioattivo di Chernobyl.
A distanza di 25 anni dal disastro del 1986 sono ancora contaminate vaste aree del territorio bielorusso al confine con l’Ucraina, in particolare la regione di Gomel.
Interi villaggi sono stati evacuati e rasi al suolo a causa dell’elevata radioattività registrata, ettari ed ettari di boschi, campi, strade sono classificati come altamente radioattivi. Solo pochissimi abitanti (si contano su due mani) hanno voluto rimanere a vivere in questa zona.
A rischio la salute degli abitanti, anche a distanza di 25 anni dalla catastrofe. I radionuclidi fuoriusciti dal reattore numero 4 si sono depositati nel terreno, sono stati assorbiti dalle persone, continuano il loro "cammino critico" contaminando coloro che si cibano dei prodotti della terra e degli animali allevati nella zona. È la nuova politica di Lukashenko: dimenticare il problema "Chernobyl" tornando a ripopolare le aree ancora contaminate, tornando a cibarsi di prodotti contaminati, non pensando più ai rischi per la salute.
Eppure è proprio adesso che il problema sanitario si fa più drammatico. Le conseguenze delle radiazioni sulla salute degli abitanti della zona contaminata si faranno infatti più visibili e pesanti proprio adesso quando coloro che erano bambini nel 1986 sono adulti e hanno a loro volta dei figli. L’esposizione costante alle radiazioni, anche se in piccole dosi, provoca un indebolimento generale delle difese immunitarie e può essere causa di un’infinità di malattie e tumori. Una situazione sanitaria allarmante che coinvolge circa 10 milioni di persone residenti in un territorio situato tra Ucraina, Bielorussia e Russia, affiancata da una situazione sociale, economica e politica altrettanto preoccupante.
A cercare di intervenire a sostegno delle vittime del disastro nucleare, fortemente colpite anche da povertà e disagi sociali ed economici, c’è l’associazione Help for Children che da 20 anni organizza dei soggiorni terapeutici in Italia per i bambini bielorussi residenti nella regione di Gomel, la più colpita dal fallout.
Migliaia di famiglie italiane ogni estate aprono le porte della propria casa e della propria vita a questi piccoli, innescando legami indissolubili di amicizia e solidarietà.
Ogni anno un convoglio umanitario di camper parte dall’Italia e percorre più di 2200 km per raggiungere la città di Gomel, in Bielorussia. Lì porta viveri e materiali utili per le scuole, gli ospedali, gli istituti di carità, ma soprattutto porta l’affetto delle famiglie italiane dentro le case bielorusse, monitorando in questo modo la destinazione degli aiuti e l’avanzare dei progetti di sviluppo.
È l’abbraccio tra questi due popoli la vera sfida contro Chernobyl. La solidarietà e la condivisione di un dramma globale, della prima grande catastrofe globale dell’età contemporanea.
Viene da chiedersi fino a quando sarà necessario prolungare questo abbraccio. La risposta sta nel titolo del libro "Finché soffia il vento di Chernobyl", edito da Terra Ferma Edizioni, realizzato in occasione del 25° anniversario dal disastro nucleare di Chernobyl, e finito di stampare nel dicembre 2010. (Costo del libro € 15,00).

FINCHÉ SOFFIA IL VENTO DI CHERNOBYL
Un viaggio di solidarietà dall’Italia alla Bielorussia
con il convoglio umanitario di Help for Children

"Gli occhi dei bambini che hanno vissuto l’esperienza dell’ospitalità in Italia emanano una luce speciale" dicono in Bielorussia. Ma non a tutti è concessa questa opportunità, tutt’oggi estremamente importante.
Sono trascorsi 25 anni dalla più grave catastrofe nucleare del pianeta eppure l’emergenza sanitaria è appena iniziata.
Ancora 10 milioni di persone risiedono nella zona contaminata dal disastro di Chernobyl, cibandosi di alimenti radioattivi e vivendo in condizioni economiche e sanitarie di grande disagio.
È proprio in questi villaggi di campagna e nei grigi condomini di cemento delle città bielorusse che l’Associazione Help for Children è impegnata da 20 anni nel sostegno di progetti di sviluppo e nell’ospitalità dei bambini per i soggiorni terapeutici. Un’esperienza che nel tempo è riuscita ad incidere sulle condizioni di vita dei bielorussi e che ha lasciato un segno anche all’interno delle famiglie italiane aderenti.
A documentare le storie e le realtà per cui agisce Help for Children una giornalista e un fotografo che hanno partecipato all’annuale viaggio con il convoglio umanitario, direzione Gomel, Bielorussia.
Un libro per testimoniare i frutti raccolti in tanti anni di attività, per conoscere meglio il contesto sociale in cui vivono i bambini che ogni anno vengono ospitati nelle case italiane e per interrogarsi sull’intervento futuro.
Fino a quando sarà necessario che il mondo sia solidale con questo popolo vittima delle radiazioni? Nel titolo del libro c’è già la tragica risposta.

NOTE DEL FOTOGRAFO
La "compassione", intesa come co-sentimento, è stato il denominatore comune dei miei giorni vissuti assieme al convoglio umanitario di Help for Children. L’unione dei miei sentimenti con quelli delle persone e delle realtà conosciute ha fatto in modo che il lavoro fotografico sia stato eseguito sempre con il massimo rispetto verso l’Altro, inteso come fonte di ricchezza capace di raccontare la propria storia, il proprio vissuto, anche solo grazie a degli sguardi, dei gesti e delle semplici azioni quotidiane.
Nei primi giorni di permanenza a Gomel ho volutamente realizzato pochi scatti, proprio per capire e recepire cosa avrebbe potuto darmi e comunicarmi la città. Studiandone il ritmo, i colori, la luce, e quei dettagli e particolari architettonici che la contraddistinguono.
La speranza mia è quella di essere riuscito a trasmettere ciò che realmente è la Bielorussia oggi, ricca di contraddizioni, di apparenza, di povertà interiore, ma allo stesso tempo volenterosa di andare avanti, e capace di accogliere ed accettare chi la aiuta.