Gerolimetto tinge Venezia

17.01.2016

(Enrico Gusella, Il giornale di Vicenza)

Protagonisti sorprendenti di un luogo plurirappresentato diventano gli attracchi, i riflessi dell’acqua, i vaporetti lontani, i dettagli dei palazzi

Una città inaspettata nell’ultima produzione “a fisarmonica” del fotografo bassanese

È uscito per le Edizioni Antiga un originale libro del viaggiatore e fotografo bassanese Cesare Gerolimetto, da 40 anni in attività. “Venezia inaspettata” il titolo del volume che è soprattutto un oggetto d’arte, o meglio di design, in quanto strutturato in una forma particolare, a fisarmonica, tale da costituire un vero e proprio frame visivo, che diventa una sequenza, o meglio la narrazione di una Venezia insolita e ancor più affascinante.

Classe 1939, Cesare Gerolimetto è una delle figure più interessanti del panorama fotografico veneto e nazionale, in quanto ha saputo sviluppare una propria poetica, un’identità chiara e marcata dentro i generi fotografici, che egli stesso ha inteso coltivare e rappresentare nel corso del suo tempo. Il paesaggio è uno di quei generi con cui si connota il suo lavoro.

Le ville venete e le città del Veneto, soprattutto quelle murate – Verona, Cittadella, Castelfranco, Vicenza – sono state a lungo riprese e scandagliate da Gerolimetto. Pertanto non è un caso che il fotografo bassanese sia ora approdato a un’idea di Venezia tanto originale quanto concettuale.

Perché “l’inaspettato” o “l’inatteso” sono pur sempre un modo relazionale ed attoriale che si assume nei riguardi di una realtà, Venezia per l’appunto, di cui trattare le forme e i luoghi, le identità e i reportage, il paesaggio e i suoi segni. Ed è proprio su di una semiosi, una lettura visiva degli oggetti e dei soggetti che muove l’occhio del fotografo bassanese. Geometrie che si intrecciano con i monumenti e gli sfondi del centro storico, come nel caso della campitura giallo e azzurra sul Ponte della Libertà che apre il percorso veneziano.

Un taglio originale, in quanto coniuga due territori diversi con degli spazi, quelli dei lampioni, entro cui si aprono altri diversi riquadri veneziani. Allo stesso modo l’immagine del Canale della Giudecca e la chiesa delle Zitelle è caratterizzata non tanto dal paesaggio al tramonto quanto dai pali di attracco che risultano essere vere e proprie sentinelle, uno sguardo di attesa ma anche di difesa. Alte e snelle, dal colore verde brillante: si ergono così a ridosso della configurazione barriera protettiva, ma soprattutto come tesi e antitesi tra cromie calde e delicate, tra segno e sogno.

Gioca proprio su questi effetti Gerolimetto, come nel rio dei Giardinetti dove nella nebbia veneziana ad apparire nello sfondo è il ponte, mentre in evidenza sono nuovamente le bricole di attracco. Il Canale della Giudecca riflesso, autoreferenziale comunque ambiguo con i vaporetti che si allontanano in sincronia mentre nello sfondo appare la Chiesa della Salute. Certo inaspettatamente e… ambiguamente. Sicuramente Gerolimetto ha incontrato un nuovo codice per leggere e affrontare i suoi nuovi paesaggi veneziani, che diventano figure reversibili, si proiettano sul mondo e lo rispecchiano analogamente, creando ambiguità sull’ambiguità. E ciò vale tanto per i “Mosaici della Basilica di San Marco”, per il Ponte di Calatrava, Piazza San Marco innevata, Palazzo Contarini o per lo scalone di Palazzo Ducale. Gerolimetto sorprende in questo suo libro, sia per l’articolazione e la struttura che per la tensione con cui si distendono le pagine, che trovano identità e ambiguità, forme e contenuti. Aspettare Venezia diventa allora il motivo di una persuasione, la forma per un’estensione dei luoghi e dei caratteri che li rendono vivi e concreti, genuini e intensi. È il modo con cui riflette visivamente il fotografo bassanese a rendere la sua impronta fotografica forte e marcata, come in precedenza aveva dato prova in altri suoi libri: da New York a San Francisco, passando per “Il Giardino Veneto”, fino a Roma e Venezia. Così Gerolimetto ha trovato un nuovo modo di leggere e immortalare il capoluogo lagunare, facendo emergere nuove soglie e nuovi profili su cui proiettare la visione del mondo e le bellezze di una città.