Antiga, i nuovi spazi del «carattere»

19.10.2014

Antiga, i nuovi spazi del «carattere»

Una galleria e un auditorium alla Tipoteca di Cornuda. Per mostre e incontri con scrittori

Sulla parete ci sono 624 scatole impilate una sulle altre, ipnotiche. Dentro, nascondono oltre 40mila spartiti. Appartenevano al fondo Salvatore Siragusa: è la più grande raccolta di spartiti stampati in Italia. Dall’altro lato, un proiettore brilla sotto un tetto di travi di legno antico. Lungo la parte centrale, caratteri e stampe di ogni genere difesi in teche. È questa la Galleria della Tipoteca di Cornuda, nel Trevigiano, che sarà inaugurata oggi e fungerà da spazio espositivo per musica dal vivo, collezioni e mostre d’arte temporanee. Accanto a questa location, dalle 11 alle 19, oggi sarà possibile anche visitare il nuovo Auditorium, collocato al piano superiore stabile modernista dell’architetto tedesco Egor Kuntz:

150 posti a sedere per incontri pubblici e concerti accanto al ristorante «le Corderie», battezzato ad agosto con un nome che ricorda quando, in questa via, si lavorava la canapa per formare le corde per l’arsenale di Venezia. Galleria e Auditorium sono le ultime due pagine di un libro, quello della Tipoteca italiana, che il mondo ci invidia. Perché, se è vero che ci sono decine di musei dedicati al libro, questo è l’unico che vanta una tale completezza di narrazione dedicata alla stampa su ben duemila metri quadri. Il merito è della fondazione privata sostenuta da Grafiche Antiga, nata nel 1995 e presieduta da Silvio Antiga, che ha fatto nascere il museo nel 2002 e collezionato in questi spazi un sapere antico, che le tastiere del pc e la stampa digitale rischiavano di far dissolvere.

«Ma non potevo permetterlo», dice il presidente. «Così per 30 anni, in ogni ritaglio di tempo, nel weekend, durante le vacanze, ho raccolto macchinari e documenti dalle tipografie di tutta Italia», sorride, gli occhi persi nel piombo e nel legno dei caratteri che ha di fronte. Camminare in queste sale è un viaggio nella storia della parola, dall’osso oracolare inciso in Cina 2500 anni prima di Cristo alle pergamene del 1300. Il pezzo forte ovviamente sono le «lettere». «Nei nostri cassetti abbiamo migliaia di stili (i cosiddetti "font") e milioni di tipi (i caratteri mobili coi quali il tipografo forma la pagina, ndr), un terzo dei quali non esistono ancora a livello digitale», dice il presidente. Ma c’è anche il macchinario col quale si stampava in trincea, durante la prima guerra mondiale; o quel torchio tipografico del 1840, tra i più antichi in Italia, o i punzoni per incidere i caratteri dei fratelli Amoretti, collaboratori al tempo di Giambattista Bodoni (sì, proprio l’inventore dei caratteri che trovate oggi nel vostro pc). Un museo che vive anche grazie al lavoro della seconda generazione degli Antiga. I dipendenti corrono da un tavolo all’altro, spiegano dei diecimila studenti che arrivano qui ogni anno con l’iPhone in mano per imparare la calligrafia e sporcarsi le mani con l’inchiostro.

«Abbiamo convenzioni con le università statunitensi, qui sono passati anche alcuni designer di Facebook», spiega il presidente snocciolando gli eventi delle prossime settimane.

Eccoli: il 25 ottobre concerto jazz del «Lino Brotto Quintet». Il 6 novembre la presentazione della collana Collirio (curata da Terra Ferma) con Roberto Ferrucci, Lello Voce, Renzo di Renzo e Romolo Bugaro. Il 29 novembre il gruppo «Confusional Quartet». Infine, l’11 dicembre il sociologo Ulderico Bernardi presenterà il suo nuovo libro. «Ci sono ricercatori statunitensi che sostengono che tra vent’anni le persone non sapranno più scrivere» chiude Antiga. «Ma noi, qui dentro, continueremo a lottare: il digitale non potrà cancellare tanta bellezza».